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Il denaro: tra mito ed idolatria



Mi sarebbe piaciuto vivere ai tempi della rivoluzione francese.
Non ho mai studiato il francese, è una lingua che non conosco, ma quelle parole:
 "liberté,  egalité,  fraternité"  e non importa se le ho scritte sbagliando perché ne conosco comunque il significato, ecco quelle parole hanno una portata tale da aprire la mente a spazi ed orizzonti immensi e tutti da esplorare.
Io potrei aggiungere: cultura, solidarietà, affetto, eros, curiosità, tenerezza, emozioni, arte ... e potrei continuare! Quello che  colpisce nel nostro mondo e nella nostra attuale "cultura" , se così si può chiamare, è l'annichilimento di tutti questi valori ed un cambiamento che ha rivoluzionato la comunicazione umana.
Una volta era ancora facile chiacchierando con qualcuno sentirne l'odore e non so quanto potesse aggiungere alla comunicazione  il sentore di borotalco o sudore o essenze profumate o alcool e via dicendo , quanto il volto, lo sguardo, i sussulti impercettibili, il moto all'angolo della bocca, la ruga sulla fronte ... potesse aggiungere al non detto, non so quanto percepire la vicinanza della gioia e del dolore nei nostri simili potesse innescare quei meccanismi di "identificazione proiettiva" quel modo di sentirsi al posto dell'altro "nei suoi panni", che è la base dell'empatia, della solidarietà ed in fondo anche della comunicazione verbale, perché un significato preciso è quello che hanno i numeri, non le parole e se dovessimo comunicare solo con le parole dovremmo scrivere un piccolo trattato su ciascuna di esse connotando con noticine numeriche (1) (2) (3) e avanti tutte le sfumature possibili ...
Vi sono alcuni animali che sono solitari per loro natura, al massimo si aggregano in piccoli gruppi familiari per tempi limitati, altri sono organizzati in piccole strutture sociali e l'uomo sarebbe uno di questi.
Forse quando la struttura sociale diventa troppo estesa, l'individuo resta sempre più solo, forse quando la comunicazione è prevalentemente a distanza  oppure le emozioni sono meno coinvolte, il sentimento dominante resta la percezione del proprio isolamento e la mancanza di quell'aura d'amore e di sicurezza di cui le persone hanno bisogno di sentirsi circondate, forse nel nostro mondo quell'istinto del branco che protegge e rassicura, pur restando forte, si è deformato: la sicurezza che non dà più l'amore la si ricerca nel potere e nel controllo.
Impadronirsi dei mezzi di sussistenza, controllare la vita altrui: non si rischia di restare soli. Avere il potere ed il controllo è un modo per appropriarsi di quella sicurezza senza dipendere dagli altri.
Sarà nato così il dio denaro: divinità che impera nella nostra epoca e malvagiamente ignora e schiaccia chi non lo possiede. La distorsione, tra l'altro sempre esistita in alcuni pochi infelici (vedi le varie esilaranti commedie sugli "avari") , è divenuta la regola e l'ideologia dominante.
Accade che la gente venga fatta a pezzi per venderne gli organi, che gli anziani, già venerati per la loro saggezza ed ascoltati come oracoli anche quando aggregavano frammenti nel magma confuso della propria mente facendo sbocciare fiori di inusuale profondità e sapienza, ecco oggi vengano invece sfruttati e perseguitati per la loro debolezza ...
Accade che mentre la tecnologia progredisce la cultura ed il livello di conoscenze della gente si impoverisca, manipolato ed uniformato dai mezzi di comunicazione di massa.
 I modelli di comportamento sono più quelli televisivi che quelli familiari.
Ho sempre creduto che vi sia una differenza fondamentale tra intelligenza e furbizia: a questa differenza io ho dato il nome di "lungimiranza", perché chi non vede al di là del proprio naso ed oltre la soglia della propria casa prima o poi si danneggerà da solo o danneggerà i propri figli. Ho l'impressione di vivere in un mondo di furbi dove l'intelligenza è sempre più mortificata. Da qualsiasi punto di vista si voglia affrontare l'argomento, intendo sentimentale o razionale, il bene comune, la preservazione del futuro, con tutto ciò che questo implica nelle conseguenze, dovrebbe restare il valore portante.
Mi chiedo se il sovvertimento degli istinti possa giungere al punto di non riconoscere un proprio simile come tale e mi chiedo se quando questo avviene non sia giusto dare un nome a questa cosa un nome che può essere più perversione che follia.

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