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Un suicidio: uno dei tanti


Un ragazzino di 10 anni si è impiccato, è morto così e nessuno sa spiegarne la ragione.
 Una volta, tanti anni fa, quando leggevo delle mirabilie tecnologiche dei paesi dell'Europa del nord non potevo fare a meno di notare che almeno in una cosa noi eravamo migliori: le loro percentuali di suicidi erano considerevolmente più alte delle nostre, perciò io me li immaginavo come universi gelidi dove può accadere che una persona viva un isolamento surreale, dove nessuno si accorge di chi gli sta accanto, dove qualcuno può soffrire e dilaniarsi fino a morirne senza che nessuno si renda conto che qualcosa non va.



Allora io apprezzavo il calore e l'interesse della gente che coglie ogni pretesto per chiacchierare con te e manco si fa i fatti suoi fino ad infastidirti: certo c'era quell'irritante  rovescio della medaglia, rappresentato dal controllo sociale, ma, si sa, non si può avere tutto.
Io apprezzavo il buon umore e la confidenziale familiarità con cui la gente mediterranea si relaziona col  prossimo: attribuivo questa caratteristica in parte a ragioni climatiche, perché si capisce che dove fa caldo si viva di più per strada e perciò si tenda ad essere più aperti nei rapporti umani.
Poi i giornali hanno iniziato a parlare di persone uccise per strada senza soccorso, di donne violentate per strada nell'indifferenza generale, poi i ragazzi hanno cominciato a morire per incidenti, droga, anoressia, suicidio.
Stranamente alcune forme di benessere rendono più timorosi (meglio non rischiare di andarci a perdere) e meno bisognosi della solidarietà altrui e quindi meno capaci di rendersi solidali identificandosi con l'altro.
Stranamente la vita perde valore.
Allegro, simpatico, socievole, nessun problema apparente.
Conoscevo un ragazzo così che poi si  uccise tanti anni fa: l'unica cosa strana di lui era che parlava troppo e voleva fare sempre troppe cose, solo che perdeva presto interesse e non ne portava nessuna a compimento: lui si mise sui binari ed aspettò il treno. Qualcosa che aveva forse a che fare con  qualche forma di amore per qualche motivo impossibile o inaccettabile gli impediva di continuare a vivere, almeno così dissero, ma nessuno conosce la verità di quella storia.

Oggi il suicidio è una delle principali cause di morte tra i giovani: in Italia si suicidano almeno dieci persone al giorno, il 14 % delle quali hanno un'età compresa tra i 15 ed i 24 anni e spesso, come per questo ragazzo, il suicidio si nasconde dietro una facciata di “normalità” .
Perché scegliere la morte? Alcune forme di autolesionismo nell'adolescenza contengono chiaramente una valenza aggressiva e punitiva diretta alle figure genitoriali, rispetto alle quali evidentemente i ragazzi non sono riusciti a guadagnare una propria indipendenza mentale. La scelta estrema sembra l'autoaffermazione assoluta. Una rabbia che non si può elaborare, né scaricare altrove perché nessuno tra coloro che ci circondano l'accetterebbe.
In fondo morire è anche l'estrema difesa quella più regressiva che ci riconduce nel grembo della "non esistenza individuale".
Ma tanta rabbia, come gestirla?

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