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Una lettera non scritta


Caro amico,
tenero  ricordo di quelle grandiose speranze, di quel superbo sentirsi forti, invincibili, eterni: custodisco in un luogo segreto e ben nascosto dell’animo l’amore sopito, ma vivo, avvinghiato in quel qualcosa che, incomprensibilmente, mescolava desideri e pensieri, sensazioni ed ideali in un’unica e dirompente emozione: quella che abbiamo condiviso.
 Quella rabbia che nutriva la nostra appena nascente convinzione di noi stessi. Io non ho mai rinunciato, e se la vita ci ha bastonati, abbattuti, massacrati, sconfitti …
Sconfitti? Io non ho mai rinunciato, no la sconfitta non è una condizione oggettiva, ma un vissuto interiore: non vi è sconfitta se siamo vivi, né la morte può essere considerata una sconfitta, ma solo il  riconoscimento di un limite condiviso con l’intera umanità.   No: non v’è sconfitta per chi crede. Deliro forse? Lo so, esiste la realtà, ma non è forse vero che anch’io ne faccio parte? La mia realtà mi appartiene ed io credo in te e nelle tracce che i nostri modi di essere imprimono nelle persone vicine e negli affetti più cari. Nessuna cosa dura per sempre, nessuno di noi durerà per sempre, ma non ha senso pensare alla morte ora che viviamo, né alla fine della storia mentre amiamo. Ti prego, non farlo: non rendere la tua vita una cupa attesa, non c’è senso in questo.
Vivi questo giorno, ascolta la pioggia, spia il cielo e le nubi che corrono nel vento, respira forte, ama e godi l’amore che ti alita intorno, gusta il tuo cibo ed ascolta la tua musica vibrare in ogni corda del tuo bellissimo cuore, coltiva le tue passioni e concediti un piccolo sogno: quella cosa piccola e dimenticata, insignificante a fronte degli incombenti e faticosi doveri che ancora ti divorano la vita. Vivi per un giorno almeno, solo per te stesso ed amati più di tutto il resto. Tu vali tanto e molto di più. Non preoccuparti degli altri: in qualche modo ciascuno troverà la sua strada e se la caveranno, gli hai già insegnato tutto il necessario e qualcos’altro lo impareranno da sé.
Raccogli tutte le forze, raddrizza  le spalle e guarda ancora davanti a te: tutto questo tempo ti appartiene.
Se tu fossi qui potrei infonderti queste cose senza alcuna parola, ma le parole … le parole tradiscono impietosamente, come una fotografia rivela la stanchezza  di un volto, magari dissimulata dal vivo durante una  conversazione, quando basta distrarre l’altro con chiacchiere e movimenti, ma impressa inequivocabilmente nell’immagine fotografata, così queste parole tradiscono la mia troppa paura di perderti e per questo a te non giungeranno mai. Vorrei solo essere con te.
Amati non rinunciare. A presto.

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