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Il carcere: la cartina al tornasole della civiltà


Sono state scritte analisi estese e profonde  su ciò che rappresenta la istituzione totale, cosa essa è, quali dinamiche di relazione si stabiliscono al suo interno, quali tipi di reazioni e risposte emotive essa può generare e  via dicendo. Ora  le uniche due strutture sopravvissute con le caratteristiche di una istituzione totale sono gli ospedali psichiatrici giudiziari e le le carceri

Si tratta di spazi a porte chiuse all'interno dei quali le persone, per lo più, restano  le intere 24 ore di cui si compone la giornata: in quest'ambito soddisfano le loro necessità materiali, fisiologiche, alimentari ed igieniche, nonché le proprie esigenze sociali e comunicative. Gli individui si relazionano con le altre persone presenti all'interno della struttura utilizzando modalità che risultano, almeno in parte, condizionate dai limiti propri della istituzione in se stessa e dai ruoli formalizzati ed ufficiali delle persone che  vivono e/o  lavorano in quel luogo .

In tutte le istituzioni totali che ospitano un gran numero di individui la scansione e la regolamentazione dei diversi momenti della giornata deve necessariamente risultare rigida per evidenti esigenze di economia gestionale: tanto vale per le ore dedicate al riposo, gli orari dei pasti, le operazioni di pulizia e via dicendo. Viene richiesto un adattamento completo alle regole del sistema ed imposta una gerarchizzazione altrettanto rigida rispetto ai ruoli istituzionali.

Anche in condizioni ottimali gli spazi disponibili risultano limitati e pertanto rendono obbligatorio il rapporto tra coloro che condividono o suddividono lo spazio vitale, vale a dire quello della intimità personale, anche tra soggetti completamente estranei e diversi uno dall'altro per età, formazione, mentalità, interessi etc.
L'aspetto che accomuna gli ospiti della struttura è rappresentato  dalla loro segregazione ritenuta necessaria per la tutela sociale.
L'O.P. per sua definizione non dovrebbe possedere una valenza, né una funzione punitiva, ma dovrebbe occuparsi della cura del malato, riconosciuto tale e della protezione sociale in rapporto agli aspetti di pericolosità connessi al disturbo mentale.
Il carcere, invece, ospita persone, se non proprio sane mentalmente, quanto meno riconosciute in grado di intendere e di volere ed alle quali, pertanto, è interamente addebitabile la responsabilità delle loro azioni e delle conseguenze di esse.
 La carcerazione dovrebbe per se stessa rappresentare un messaggio educativo inteso a significare la inaccettabilità sociale dei comportamenti che l'hanno causata ed inoltre dovrebbe mirare al recupero  del detenuto in modo da far coincidere i tempi del reintegro sociale con quelli della pena.
 In pratica una volta scontata la detenzione il carcere dovrebbe restituire alla società un soggetto riabilitato: se questo non accade la semplice segregazione per un periodo limitato  di tempo, di fatto, non risulta efficace neanche rispetto allo scopo di tutela sociale.
Cosa accade realmente nelle carceri?
Quali rapporti di forza, quali alleanze, quali violenze si consumano al suo interno?
Ma soprattutto, quale esempio di civiltà e rispetto del prossimo riesce lo Stato ad offrire attraverso la istituzione carceraria, tale da correggere le tendenze antisociali dei detenuti?
Proprio l'ultimo punto è quello cruciale, dato che è comprensibile a tutti che qualsiasi messaggio educativo viene trasmesso principalmente attraverso l'esempio: una persona che non viene rispettata difficilmente svilupperà la capacità di rispettare qualcun altro ...
Evidentemente nessuno è onnipotente e di sicuro esistono situazioni personali di deterioramento tale da non risultare recuperabili, ma ciascuna situazione potrebbe meritare una valutazione specifica.
 La struttura carceraria, pur assolvendo in parte al compito di proteggere la società che vive all'esterno di essa, difficilmente si occupa di tutelare gli spazi ed i diritti di ciascun detenuto rispetto agli altri internati e di conseguenza non è difficile immaginare che in un contesto dove scarseggiano normative etiche interiorizzate, possa solo prevalere la legge del più forte: dove intimidazioni, aggressività e violenza risultano acuite dalla insofferenza per i disagi concreti, la segregazione, l'astinenza sessuale ...
In altre parole i dominanti saranno le peggiori personalità delinquenziali e gli altri impareranno da loro, quando non soccomberanno del tutto, magari suicidandosi o venendo assassinati con annessa simulazione di suicidio ...
Per essere credibile, in effetti, l'istituzione dovrebbe anche riuscire a stabilire e far rispettare regole di comportamento reciproco fra i carcerati: questo rappresenterebbe per sé il più potente messaggio educativo, ma richiederebbe l'investimento di molte risorse sia in termini di personale qualificato che di spazi vivibili.

In un paese dove i ragazzi che frequentano la scuola rischiano di passare l'inverno al freddo, la cosa sembra difficile da realizzare ...

Svuotare semplicemente e periodicamente le carceri con varie amnistie evidentemente non risolve assolutamente nulla!


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