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Il manicomio



Il manicomio non dovrebbe più esistere, anche se ancora si può morire legati ad un  letto ...
Basaglia, l'antipsichiatria e finalmente le leggi dello Stato italiano hanno da tempo chiuso i manicomi (legge 180 del 13 maggio 1978).
 La contenzione fisica, ancor prima dell'apertura dei cancelli dei vecchi istituti psichiatrici, era stata in buona misura sostituita dagli psicofarmaci: non c'è motivo (o non ci sarebbe) di tenere una persona legata al letto se è possibile sedarla completamente: l'uso dei neurolettici inizia negli anni '50 e consente di superare forme di costrizione di una violenza inaudita ed inimmaginabile: assolutamente disumane.  Non parliamo neanche di tecniche invasive e pericolose come lo shok insulinico, l'elettroshok, i bagni ghiacciati, le "ingegnose" tecniche di contenzione fisica che non si limitavano alla semplice legatura di mani e piedi ai lettini con appositi braccialetti in cuoio, ma contemplavano uso di lenzuola bagnate, incappucciamenti, cappi ed altre amenità degne delle sale di tortura di un antico castello medievale.

Il manicomio era una "istituzione totale", un ambiente chiuso all'interno del quale si strutturavano dinamiche gravemente aggressive e patologiche caratterizzate da una struttura rigidamente gerarchizzata, nel cui ambito le figure che detenevano il potere operavano, di fatto, in condizioni di impunità ed onnipotenza assoluti.
La persona mentalmente disturbata, infatti, non viene considerata attendibile e, per lo più, soffre di vissuti persecutori,  il che si traduce in una completa impotenza ed impossibilità a difendersi in alcun modo.
Chi varcava il cancello per prima cosa doveva rinunciare ad ogni dignità ed ogni diritto.
Il discorso sicuramente non è semplice e va detto che la maggior parte dei malati che furono "liberati" non avevano dove andare, né come vivere: alcuni vollero restare nel manicomio, benché con le porte aperte.
Va detto che la convivenza con una persona psicotica, depressa, maniacale o dissociata che sia, è qualcosa di estremamente faticoso ed usurante per i familiari, specie per i bambini e che a queste famiglie non basta certo dire: "il malato è vostro: tenetevelo pure!" perché, è ovvio, sarebbero i primi a rimpiangere i manicomi.
Va detto che in qualsiasi struttura di accoglienza, sostegno e cura per la malattia mentale il singolo paziente viene a costare alla comunità più di quanto costasse mantenerlo in manicomio ... e si sa che di questi tempi servizi ed assistenza vengono sempre più affossati.
Si tratta logicamente di stabilire la scala di valori e quindi le priorità: quanto vale la vita di un malato di mente, quanto vale la sua dignità?
Io non so quanti omicidi impuniti siano stati consumati nei manicomi: nessuno può saperlo.
Io non so in che misura le tecniche di contenzione venissero usate per prevenire comportamenti pericolosi per sé ed altri ed in che misura, invece, a scopo puramente punitivo ed intimidatorio: nessuno lo sa.
Io non so quanti medici ed infermieri abbiano trattato i malati, giusto così per scherzo, come alcuni ragazzacci trattano le lucertole o i gattini quando, riuniti in squadre, li catturano per tormentarli: nessuno può saperlo.
Io non so quante donne siano state abusate: nessuno lo sa.
Nulla è mai uscito dai cancelli.
Pochi di quelli che sono usciti hanno avuto la lucidità e la memoria per raccontare qualche brandello.
Sono segreti rimasti custoditi nelle tombe o nelle fosse comuni ...

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