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IL POTERE E LA MISERIA UMANA


Sono abituata a pensare che tutto ciò che stimola una riflessione sia sempre qualcosa che arricchisce, per quanto stupido od insignificante possa sembrare all'apparenza. Ora è in atto da tempo un cambiamento nelle forze politiche della sinistra ed un dibattito molto acceso all'interno.
A dire la verità lo seguo poco, mi rendo conto, però, che si stanno compiendo  trasformazioni importanti in molti paesi.

In Italia già ai tempi del "compromesso storico" (e sono cinquant'anni) la sinistra  prese atto di alcuni fatti:
in primis l'ideologia è una cosa ed i blocchi militari sono un'altra, da cui consegue che la sinistra italiana deve ragionare analizzando la realtà del suo paese e che, come spesso accade nella realtà, è utile scegliere il meno peggio tra le alternative esistenti, evitando di escludersi da processi decisionali importanti per rifugiarsi in terreni utopici.

Il fatto è che le conseguenze nella realtà di un nostro comportamento non corrispondono automaticamente alla intenzione che ha ispirato la nostra condotta: quando vogliamo essere operativi dobbiamo tenere conto di questa nostra incapacità di ordinare con la bacchetta magica ciò che vogliamo.
Il confronto con la realtà ci obbliga spesso a modificare il programma iniziale, per adattarlo alle nuove conoscenze che andiamo acquisendo in corso d'opera, sempre per tentare di ottenere il nostro risultato, che, infine, comunque, difficilmente sarà proprio esattamente ciò che avevamo immaginato all'inizio.

Ventidue anni fa è caduto il muro di Berlino, sono finiti i blocchi militari e, a dire la verità, molti riconoscono che il socialismo reale non è poi stato proprio un paradiso per il "proletariato".
In effetti, a ben riflettere, lo Stato non è una divinità astratta, ma si compone delle persone che occupano le posizioni di potere nell'apparato: vale a dire tutto il potere politico e tutto il potere economico nelle stesse mani ... (è certo che tutti gli animali sono uguali, ma i maiali, si sa, sono più uguali degli altri ....).

Esiste oggi ancora qualcuno che riesca a credere che esistano persone capaci di gestire posizioni di un potere così totalizzante senza abusarne? Posto, ottimisticamente, che esistano non sarebbe certo possibile prevederlo o postularlo senza averne prima sperimentato le qualità (sempre che non si voglia tornare ad una organizzazione statale di tipo religioso).

Oggi non siamo minacciati da terrorismi e spinte eversive, oggi siamo minacciati dalle organizzazioni finanziarie internazionali o, per dirla in un modo più vicino alla nostra pelle, dalla povertà. Lo ripeto: siamo minacciati dalla povertà ed è per questo che la sinistra vota con le forze di centrodestra, attuando nella realtà di oggi quanto Berlinguer  voleva fare negli anni '70 e che, malgrado tutto e pur restando escluso, è riuscito anche a fare, almeno in parte.

Il fatto è che in questo mondo esiste la fame: nelle statistiche che consulto risultano 24.000 persone al giorno morte per fame o cause correlate alla malnutrizione.
Il dato è in calo rispetto agli anni passati, ma sono 24.000: mille persone in ogni ora del giorno, più di 16 ogni minuto. In un mondo globalizzato questo è il proletariato del mondo, né si capisce per quale motivo noi dovremmo essere in diritto di mangiare ...

Mi chiedo cosa effettivamente significhi oggi essere di sinistra: lottare per lo stato sociale? Per il riconoscimento dei diritti umani inalienabili? Credere nei servizi pubblici? Credere nel valore della cultura e combattere l'ignoranza? Lottare perché gli Stati investano risorse per guarire i popoli dalla piaga della fame? Lottare per difendere la natura e gli animali e rendere "sostenibile" lo sviluppo? Ottobre volge al termine: per quest'anno non ci sarà la rivoluzione (possiamo sempre contare sulla fine del mondo, secondo la previsione dei Maya: che ne dite?).
Io non so darmi una risposta e probabilmente non sono l'unica.

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