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La politica ed i mercati


Si torna a parlare di politica: primarie, partiti ed alleanza, ora che sono vicine (forse) le scadenze elettorali.
La crisi profonda che attraversa l'Europa: la disoccupazione, la mancanza di prospettive di futuro per i giovani e di  pensione per gli anziani, spiana la strada a facili mistificazioni populistiche e demagogiche.
Certo ora il governo è "tecnico" (?) e tutti votano tutto in nome del bene supremo! Sembra che  quanto accade non dipenda più né dal lavoro e dalla produzione reale, né dalle scelte politiche: tutto è in mano alla finanza e  poi c'è questa cosa dello "spread" che definisce l'entità dei debiti delle nazioni e quindi della povertà che i popoli dovranno accettare e subire. Nessuno crede più nella politica, nessuno crede che scelte di ridefinizione strutturale possano realmente cambiare qualcosa. Nella mia mente semplice, abituata a pensare in piccolo, come del resto quella di tante persone comuni come me, nella mia ignoranza di economia e mercati finanziari,  io mi  figuro una situazione drammatica come quella di una famiglia finita in mano  agli  strozzini ...

Sì,  proprio questo, perché è inutile farsi illusioni sulla moralità dei mercati finanziari (nel mentre si provvede alla normativa anticorruzione per i pubblici funzionari): per definizione quella è gente disonesta, abituata a vincere cifre da capogiro, mettendo in giro una voce, facendo un clic sul computer, poco più, poco meno. Certo non lavorano, né producono ricchezza, ma si appropriano delle altrui risorse speculando. Gli Stati sono come famiglie indebitate con le banche: quando non possono pagare, gli interessi continuano a crescere a dismisura e se non sono in grado di offrire sufficienti garanzie di solvibilità, possono ottenere un prestito solo a condizioni tali da strangolarli del tutto.
L'usura oggi è un reato, ma forse dovremmo ricordarci come sono nati gli  attuali banchieri: non prestavano denaro ad interesse? Si saranno ripuliti, ma se non gli date regole non si sazieranno se non quando vi avranno sottratto anche quei cinque o sei litri di sangue che ancora circolano nel vostro corpo.
Allora forse la scelta è proprio politica: l'unione monetaria sarà sempre debole ed a rischio di ogni speculazione se non è   sottesa da scelte politiche condivise.
L'Europa ed i paesi che la compongono devono decidersi: o azzannarsi a vicenda per stabilire quale sarà la prossima vittima sacrificale da offrire alle fauci del mostro finanziario o condividere scelte politiche o mollare questa improbabile terra di mezzo della "unione monetaria".
Chi ha in mano il potere difficilmente lo molla se non vi è costretto: può la politica riuscire a battere  la finanza?

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