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Recensione di "L'uomo di acqua dolce" di Simona Salvatore

L’uomo di acqua dolce è un romanzo a mezza strada tra il genere rosa ed il poliziesco: la storia di una donna arruolata nell’arma dei carabinieri, già figlia di carabiniere e vedova di un carabiniere rimasto ucciso nel corso di una azione dell’arma. La donna viene descritta come una persona molto provata dal lutto per la perdita ed inconsolabilmente legata agli integerrimi principi ereditati dal padre e condivisi con il corpo militare cui appartiene. 

Eva Alcamesi, viene trasferita da Milano in un piccolo centro di provincia dove incontra un uomo dal quale si sente immediatamente attratta, come per un tipico "colpo  di fulmine". La storia si sviluppa in una serie di "coincidenze", in effetti improbabili nella realtà, ma utili nella costruzione della trama romanzesca, per cui l’oggetto d’amore della ragazza, l’uomo di acqua dolce, si rivela essere un ex detenuto, un contrabbandiere legato alla banda responsabile della morte del marito di Eva e di una violenza subita dalla stessa. 

Il coprotagonista, l’uomo di acqua dolce, viene presentato come un tipo affascinante, col disincanto e le ferite di un uomo vissuto. In effetti ha ereditato da suo padre il mestiere del contrabbando ed il peggiore soggetto nel gruppo di delinquenti, cui suo padre apparteneva, si è reso responsabile tanto dell’uccisione di questo padre quanto dell’assassinio della  fidanzata dell’uomo di acqua dolce. In sintesi una combinazione di opposti in simmetria perfetta. L’autrice centra la sua attenzione su Eva di cui si dilunga a descrivere sensazioni, ricordi, sensi di colpa, desideri, etc. 

Nel prosieguo di storia Eva ed il  suo nuovo compagno si ameranno appassionatamente e riusciranno ad organizzare un’azione che gli consentirà di catturare i responsabili delle azioni criminali di cui entrambi sono rimasti vittime. La conclusione consiste nella ripresa della vita con il trionfo della  storia d’amore dei protagonisti, la riconsiderazione da parte di entrambi di un passato doloroso e quindi il riscatto emotivo. Non saprei descrivere il gusto che mi ha lasciato questo romanzo: l’ho letto fino in fondo e mi sembra che la principale leva di attrazione per il lettore possa essere rappresentata dalla solidarietà per le pene sofferte dai protagonisti, lo stile è vivace, benché ricco di digressioni  di tipo introspettivo o descrittivo, la trama un po' improbabile e fiabesca, ma questo non spaventa: la realtà può andare ben oltre ogni fantasia, perché dunque si dovrebbe limitare l’immaginazione in una trappola di realtà?

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