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2 Aprile: giornata mondiale dell'Autismo



02/04/2013

La giornata dedicata all'autismo è stata istituita nel 2007 dall'ONU: la ricorrenza cade oggi 2 aprile.
Si tratta di un modo per promuovere la conoscenza del disturbo e la solidarietà tra e verso le famiglie che hanno un figlio od un familiare autistico.
Vediamo quindi di promuovere realmente questa conoscenza.
Mi limiterò qui ad alcune semplici considerazioni, rimandando ai trattati specialistici per gli approfondimenti.

Prima di tutto voglio distinguere la parola "autismo" dalla diagnosi "disturbo autistico" e poi la diagnosi "disturbo autistico" dalla più generica categoria "disturbo generalizzato (o pervasivo) dello sviluppo".
Non voglio essere scolastica, ma mi sono resa conto, leggendo qualche articolo dedicato sulla stampa, che ancora mancano queste distinzioni essenziali nella cognizione del grande pubblico, sicché si rischia veramente di non sapere di cosa si stia parlando.

Esprimere solidarietà, decolpevolizzare e far uscire dall'isolamento le famiglie che soffrono è un nobile fine, ma per perseguirlo efficacemente un minimo di cognizione di causa è imprescindibile.

L'autismo, sic et simpliciter, è un sintomo che può essere presente in molti disturbi di area psicotica dell'adulto (vorrei pregarvi di non temere la parola "psicotico": a me personalmente fa più paura la parola "normotico") e sta a rappresentare la chiusura in se stessi (dal greco: autòs) né  ritengo sia il caso in questa sede di andare oltre la semplice definizione del significato.

Il "disturbo autistico" invece è una sindrome specifica con caratteristiche sue definite, che colpisce l'età infantile, diagnosticata di solito tra i due ed i tre anni, e si inscrive nel più ampio capitolo dei "disturbi pervasivi dello sviluppo" che evidentemente non vengono denominati "psicosi infantili", ma "disturbi generalizzati o pervasivi", con una terminologia certamente più moderna ed aperta a vari tipi di interpretazione anche sotto il profilo etiopatogenetico.
Del resto chi ha mai pensato che la psicosi dell'adulto, cosiddetta "funzionale", in quanto tale non possa o non debba riconoscere matrici, cause o concause di ogni genere, ivi incluse quelle organiche?
Lo stesso vale infatti anche per i disturbi pervasivi.
Il disturbo autistico comporta una grave compromissione delle capacità di comunicazione, relazione e contatto con l'altro, unitamente ad una mancata e/o distorta strutturazione personale globale che investe tutti  gli aspetti psichici ed affettivi della maturazione.



Non saprei dire per quale mia strana, bizzarra (e certamente psicotica) associazione mentale mi tornano in mente "I sequestrati di Altona" di Jean Paul Sartre, precisamente in quel passaggio in cui si parla della "paura delle parole" e ne abbiamo molti esempi nella nostra società, riferiti a cose gravi e meno gravi: dal "netturbino" che diventa "operatore ecologico", al "cieco" che diventa "non vedente" fino al "nero" che diventa "abbronzato" (Berlusconi docet) e mi si perdoni la digressione.

Ora sappiamo tutti che le parole, i "significanti"di fatto interagiscono coi significati, contribuendo sensibilmente a plasmare la rappresentazione mentale o concettualità che di tali significati riusciamo a figurarci nella nostra mente: ben venga dunque la sostituzione delle parole, ma solo se e quando essa può realmente riuscire ad incidere sulla attribuzione di connotazioni conferite ad una determinata condizione, rendendola più accettabile e comprensibile.

Detto questo vado di seguito ad elencare i disturbi inclusi nella categoria di "Disturbi Generalizzati dello Sviluppo" come attualmente classificati nel DSM IV, abbiamo dunque:
- disturbo autistico,
- disturbo di Asperger
- sindrome di Rett
- disturbo disintegrativo della fanciullezza
- disturbo generalizzato dello sviluppo non altrimenti specificato

Va detto che ciascuna di queste diagnosi viene formulata con criteri precisi: un Asperger non è un autistico: un adeguato sviluppo cognitivo ed un normale sviluppo del linguaggio sono caratteristiche dell'Asperger, che pertanto ed a differenza dell'autistico, può in alcuni casi riuscire a condurre una vita, diciamo, quasi del tutto normale.
La sindrome di Rett è sicuramente ed interamente di natura organica  (colpisce esclusivamente il sesso femminile ed è associata a microcrania).

Per quanto riguarda la genesi del disturbo autistico  fino ad oggi nessuno è riuscito a dire una parola definitiva, anche perché molto a lungo si è discusso in passato sulla circoscrizione della diagnosi che taluni volevano "estensiva" includendovi anche bambini  con patologie associate ed altri "restrittiva" limitandola ai casi cosiddetti "puri".
Oggi il DSM IV fornisce criteri abbastanza precisi e circolano scale di valutazione standardizzate con il massimo di obiettività che è possibile ottenere nella osservazione dei comportamenti umani.
Solo nel 10% dei casi la diagnosi di disturbo autistico è associata ad altre patologie acclarate (sindrome dell'x fragile, soprattutto) nel 90% dei casi rimanenti è una diagnosi "pura" "funzionale" in assenza di alterazioni organiche obiettivabili.
A questo proposito va sottolineato che anche un buon terzo dei casi di epilessia ed il 70% circa dei casi di ritardo mentale lieve, pur essendo considerate patologie di natura sicuramente organica, non consentono il riscontro di alcuna alterazione neuroradiologica ed elettroencefalografica obiettivabile.
D'altro canto va anche rilevato che, malgrado i molti studi, non si è arrivati a definire la presunta causa organica del disturbo autistico, per cui è lecito supporre che su di esso possano incidere tanto fattori di tipo costituzionale che ambientale e se è encomiabile sollevare le madri (soprattutto) dalla caccia alle streghe scatenata dall'insano concetto di "madre schizofrenogena" di una certa psichiatria, sarebbe però folle rinunciare alla analisi degli aspetti psicologici e relazionali, in quanto essi restano gli unici sui quali ci è possibile incidere con interventi di una certa efficacia.

Oggi il mondo scientifico preferisce spesso riferirsi a "disturbi dello spettro autistico" per indicare i disturbi pervasivi, benché si tratti di situazioni che possono essere abbastanza differenti tra loro.
Il disturbo autistico in senso stretto colpisce 1 su 750 bambini, ma  naturalmente la percentuale aumenta se ci riferiamo alla intera categoria dei disturbi pervasivi fino ad 1 su 150, mediamente, con variazioni significative per i diversi paesi dell'Europa e degli Stati Uniti.










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