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Prospettive di cura genetica per la sindrome di Down

20/07/2013

La sindrome di Down è una delle malattie genetiche più frequente e conosciuta: nella maggior parte dei casi è dovuta ad una aberrazione numerica di cromosomi e specificamente ad un cromosoma 21 soprannumerario (trisomia 21 libera) in un numero molto più limitato di casi può essere legata ad una traslocazione non bilanciata di un braccio del cromosoma 21 o a mosaicismo (una linea di cellule normali ed una linea di cellule con trisomia 21). Non deve essere trascurato che in un certo numero di casi accade che in un soggetto con tutte le caratteristiche della sindrome di Down non siano documentabili anomalie cromosomiche.
In questi casi si ipotizzano traslocazioni submicroscopiche o forme di mosaicismo non evidenziate.

In ogni caso il disturbo comporta generalmente un ritardo mentale moderato, la presenza di anomalie cardiache congenite nella metà dei casi, una statura inferiore a quella dei fratelli, una facies tipica ed altre caratteristiche somatiche abbastanza facilmente distinguibili.

Ora in uno studio condotto da Jeanne B. Lawrence nel 2012 e pubblicato sulla rivista Nature a giugno di quest'anno è stato sperimentato un sistema per inattivare il cromosoma 21 soprannumerario nel tentativo di curare geneticamente la sindrome. Il concetto su cui si è fondata la sperimentazione è che lo squilibrio genetico legato al cromosoma soprannumerario potrebbe essere corretto manipolando un singolo gene XIST (X Inactivation Gene, quello che normalmente rende uno dei cromosomi X delle femmine inattivo, cioè un cosiddetto corpuscolo di Barr).
Modificando il genoma è stato inserito questo gene XIST in uno specifico locus del cromosoma 21 soprannumerario in cellule staminali pluripotenti prelevate da soggetti con sindrome di Down:  si è così ottenuta la inattivazione, blocco della trascrizione  e la  la metilazione del DNA, riducendo il soprannumerario ad una sorta di corpo di Barr. L'esperimento è stato condotto in vitro e subito si è rilevato che alcune caratteristiche, quali il deficit di proliferazione e  formazione di rosette neurali risultavano reversibili (in vitro) dopo l'inattivazione del cromosoma soprannumerario.

Questa è  una prima sperimentazione e benché l'intuizione sia in sé interessante e meriti sicuramente ulteriori studi, non sembra possa portare a risultati concreti nel breve periodo.
Nel migliore dei casi, infatti, anche se si giungesse in tempi relativamente rapidi alla sperimentazione umana, utilizzando la tecnica di prelevare cellule staminali, inattivare il cromosoma 21 soprannumerario e restituire cellule corrette, resta il problema che la espressività clinica della sindrome di Down è presente, come si rilevava all'inizio, anche nei casi di mosaicismo.




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