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Quello che il vento non spazza via

Il vento aveva soffiato per tutta la notte senza sosta e poi ancora per tutto il giorno fino a sera: l'aveva ascoltato muggire, inalberarsi e sussurrare durante il sonno, nel dormiveglia e poi ancora tra un brivido e l'altro affondata com'era tra plaid e piumoni nella gelida mattina invernale.
Era una di quelle giornate grigie ed umide che ti gravano addosso, succhiandoti via ogni energia vitale. Si sentì pigra, inconcludente e scontenta come una bambina invecchiata d'improvviso, defraudata della gioia e della vitalità che le erano appartenute sempre, anche nei momenti più bui.
"La vita è uno strano e confuso imbroglio"
 si ritrovava a pensare
" e nulla è come sembra, ma poi la verità in fondo rimane quella che si riesce a rendere evidente a tutti, perché stando ad arzigogolare nei labirinti sotterranei ci si può trovare di tutto, e per lo più cose che non conviene portare alla luce."

Ciascuno, certo,  possiede la sua verità e quella che lei aveva posseduto e possedeva conteneva risvolti segreti e considerazioni da cui si distoglieva con ripugnanza.
"Non è necessario sapere e capire tutto e certamente non è possibile capire tutto ..."
continuava ad elucubrare nel suo tormento ...
Non aveva voglia di muoversi né di fare assolutamente nulla, ma non riusciva a sentirsi a proprio agio neanche in quello stato quasi vegetativo avvoltolata nei sui plaid, immersa negli odori del suo letto e del suo corpo. La pelle la infastidiva e le dolevano le gambe e la schiena: provò lentamente a cambiare posizione. Doveva decidersi, magari era solo tutta una sciocchezza e le sarebbe bastato mettersi in piedi per vedere le cose da una prospettiva del tutto differente.
A volte una piccola cosa, anche solo un malessere passeggero, innesca una sensazione cosmica, come un interruttore che  accende una luce speciale di quelle che  mettono in risalto alcuni colori e solo certi contorni, oscurandone altri, ma non è  tutta quanta la realtà quella che si riesce a cogliere a quel modo, a volte basta muovere un dito e girare un altro interruttore per vedere aprirsi altri sipari e prospettive differenti.
Sorrise di se stessa: una doccia calda l'avrebbe riconciliata col mondo, forse: non se ne sentiva del tutto sicura, ma si forzò a mettersi seduta. Fuori dalla coperta l'aria era fresca e fu necessario muoversi in fretta: aspettò che la doccia fosse satura di vapore caldo e vi si immerse.
Si bagnò i capelli: l'acqua le scorreva addosso e sul viso e lei cominciò a massaggiare la testa, sfregava con energia come se avesse voluto staccarne i pensieri e lasciarli fluire via con l'acqua e la schiuma bianca. Fece tutto con calma centellinando ogni istante, ogni sensazione, ogni tensione del più piccolo muscolo del corpo: a volte era rilassante prendersi cura di sé dolcemente come forse qualcuno aveva fatto per lei in un lontano passato, qualcosa che richiamava sensazioni antiche sedimentate sotto gli strati di roccia che giorno per giorno il tempo vi aveva disteso sopra.
Infine si specchiò, ma non si sorrise: il viso era provato e segnato dalla stanchezza, non riuscì a piacersi, guardò fuori dai vetri e sulla strada pioveva a secchiate.
Entrò in soggiorno e si accorse della fioritura dell'azalea: erano deliziosi fiorellini rosa ed erano tanti.
Una strana pianta l'azalea, così delicata, ma capace di fiorire in inverno: rimase a guardarla per un pò, quindi prese carta e penna e si decise a scrivere una lunga lettera: è sempre faticoso finire una storia, come quando si conclude un lungo viaggio e bisogna disfare le valigie, lavare tutto, rimettere le cose in ordine, accorgersi di quello che è andato perduto o rovinato durante il viaggio ... e riuscire a lasciare ogni cosa dietro di sé. La parte più difficile certo era proprio non voltarsi indietro.
Ora era immersa nel suo foglio di carta, come poco prima nel piumone e le sue parole scorrevano senza filtri:

"Non capisco per quale motivo tu continui a cercarmi, né la ragione delle tue mille domande: 
hai paura che io ti stia giudicando o pensando male di te? 
Temi il mio giudizio? 
Vuoi controllare i miei pensieri? 
Rassicurati: oggi te li regalo tutti! 
Non ho ancora rinnegato i miei sentimenti, desidero che tu sia felice, solo che io non potrò esserci: ho bisogno di un pò di tempo per occuparmi di me stessa, di te mi sono occupata troppo a lungo  .... "

Continuò a scrivere senza neanche accorgersi del tempo che passava finché sentì bussare al campanello della porta: erano due amiche, le solite. Prima di aprire appallottolò il foglio scritto in una mano: erano raccolti tutti lì in quella pagina accartocciata i suoi pensieri, ma erano troppo stupidi ed incoerenti per offrirli in dono a chicchessia e poi ... la verità non l'aveva mica ancora detta ...

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