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La competizione nelle dinamiche di relazione fra e nei gruppi sociali

La competizione all'interno dei ruppi sociali umani non solo è un meccanismo fisiologico, ma anche un utile stimolo al miglioramento ed alla evoluzione sia dei singoli individui che dell'intero gruppo di appartenenza.
In effetti la competizione in se stessa non dovrebbe essere connotata positivamente o negativamente, ma può assumere valenze utili o dannose sia rispetto al gruppo che a ciascuno dei suoi componenti a seconda del "livello" sul quale vengono giocate le dinamiche di competizione, le qualità e le emozioni che vengono messe in campo ed infine, gli effetti che la competizione produce nel contesto sociale e sui diversi contendenti.

  • Da cosa nasce la competizione fra i diversi gruppi umani? 
La specie umana, come altre specie animali è stanziale e territoriale: si stabilisce in un luogo e si appropria della terra per sfruttarne le risorse alimentari, di conseguenza gli individui difendono il  territorio del proprio clan, tribù o gruppo che sia, ed i suoi confini per conservare il diritto ad accedere liberamente ed esclusivamente alle risorse alimentari ed idriche del loro pezzo di terra. Questa semplice realtà biologica è stata ed è alla base di tutte le guerre e verosimilmente è una delle radici di quella che oggi chiamiamo xenofobia, vale a dire il rifiuto dell'intruso o estraneo, vissuto non come risorsa, ma come potenziale nemico capace di appropriarsi delle nostre risorse. Tutt'oggi c'è chi fomenta l'odio per gli stranieri, accusandoli di rubare il lavoro o le case o altre risorse economiche e di assistenza pubblica e sociale alle popolazioni nazionali.
Naturalmente l'evoluzione della civiltà ha modificato alcuni aspetti di questo genere di competizione, meno profondamente in effetti di quanto possiamo immaginare, considerato che al mondo continuano a morire di fame 24.000 persone al giorno, comunque oggi nel mondo occidentale non si compete per le risorse alimentari, ma per le risorse economiche: benché le cose sembrino abbastanza simili in realtà non sono affatto sovrapponibili perché il nostro stomaco ha una capacità di contenimento limitata, mentre le casseforti delle banche sembrano non conoscere sazietà. 
L'appartenenza ad un gruppo forte comporta per l'individuo oltre ai vantaggi concreti, anche alcune ricadute positive sulla immagine di sé, in quanto l'appartenenza implica almeno in parte il trasferimento su di sé delle caratteristiche di prestigio del gruppo tali da soddisfare le istanze narcisistiche del soggetto.
Il vissuto di rassicurazione presente nella convalida da parte di un ampio gruppo di consenso, la protezione che ne deriva ed il tornaconto narcisistico legato alla identificazione al gruppo con appropriazione delle connotazioni positive di forza e prestigio rappresentano i meccanismi che stanno alla base del cosiddetto conformismo sociale, che per definizione, è l'atteggiamento più diffuso in tutti in contesti (civili e meno civili) della nostra umanità ed a voler essere appena un tantino pungenti anche il più facile e comodo, malgrado ad una mente critica individuale non possa sfuggire la sottile differenza esistente tra l'essere più forti e lo stare dalla parte dei più forti ... 
  • Da cosa nasce la competizione all'interno di un singolo gruppo umano?
All'interno del singolo gruppo esistono diversi tipi di competizione: di norma la struttura delle relazioni è sottesa da una qualche forma di gerarchia, sia essa ratificata e statuita nella normativa ufficiale che regola la vita del gruppo o semplicemente legata al naturale emergere di figure che conquistano una leadership grazie al consenso, alla simpatia ed alla stima che riescono a guadagnare nell'ambito del gruppo, ma talvolta grazie anche al timore che riescono ad incutere ad altri membri.
Il leader naturale è di solito quello più amato e percepito anche come figura positiva, il leader calato dall'alto o comunque tale perché si è  imposto  con la forza può suscitare differenti reazioni emotive che spaziano dalla ammirazione mista a timore fino all'odio viscerale: naturalmente la realtà è molto più  complessa di una semplice schematizzazione e  le due situazioni descritte sono concepibili come due estremità tra le quali esistono molte sfumature ed aree di sovrapposizione tanto nelle linee di condotta dei leader che nei sentimenti presenti all'interno dei gruppi di consenso e supporto. 
In tutti i casi il ruolo di ciascun singolo all'interno del suo gruppo può rappresentare una posizione di maggiore o minore prestigio e potere in rapporto ad una serie di variabili, che non analizzerò in questa sede. 
Quello su cui desidero focalizzare l'attenzione è il fatto che ciascun individuo sano (non depresso) tenderà ad affermare se stesso ed a guadagnare prestigio all'interno del proprio gruppo di appartenenza: il successo in questo senso comporterà per ciascuno ancora una volta un tornaconto narcisistico o incremento dell'autostima e della fiducia con un personale vissuto di benessere. Sentirsi bravi, capaci e migliori (o in una parola amati) implica una profonda gratificazione per ogni persona ed inoltre, per i noti meccanismi naturali di selezione per l'evoluzione della specie, la posizione di forza e prestigio esercita indiscutibilmente il suo fascino sul piano degli approcci sentimentali con l'altro sesso.
  • Come nascono la patologia ed il disagio?
In diversi casi, tuttavia la competizione trascende i limiti per così dire fisiologici per impantanarsi ed irrigidirsi in forme di conflittualità e denigrazione reciproca, che lungi dal rappresentare un impulso alla crescita ed al miglioramento finiscono per impoverire e desertificare sia i contesti sociali che gli individui coinvolti nella dinamica patologica, ma di questo e delle possibili soluzioni, mi riservo di scrivere in un altro momento.
(to be continued ...)




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