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Tutto cambia affinché nulla cambi ...

Il cambiamento nella vita di un individuo, in un sistema di relazioni e nella storia umana, sotto un certo aspetto sembra del tutto scontato perché il cambiamento rappresenta una funzione necessariamente legata al trascorrere del tempo e quindi parte integrante del flusso inarrestabile della vita come intuito già agli albori del pensiero filosofico ed espresso nell'aforisma attribuito ad Eraclito: "tutto cambia, nulla rimane, non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua".

Sotto il profilo propriamente logico e filosofico è così: in effetti la vita stessa è movimento e lo spazio ed il tempo non sono che artifici logici costruiti per definire le coordinate necessarie alla comprensione del movimento stesso nei sui aspetti di velocità e direzionalità così da consentirne la osservazione e misurazione. Questa base conoscitiva rappresenta poi il patrimonio informativo su cui basarsi per la formulazione di ipotesi interpretative e previsioni, laddove si osservino ad esempio ritmicità, ciclicità, consecuzioni temporali costanti e così via.

D'altro canto è pur vero che proprio una legge della fisica (il primo principio della dinamica di Galileo , uno di quelli che, ironia della sorte, è stato possibile formulare proprio in base alla osservazione e misurazione del movimento) recita press'a poco:
"Un corpo tende a conservare il suo stato di quiete o di moto rettilineo ed uniforme, finché non interviene una forza a turbarne lo stato" il che fin qui è coerente con quanto espresso: la vita è movimento e cambiamento, il cambiamento  comporta l'impiego di forze, ovvero il consumo di energia ed infatti la vita richiede e consuma energia. Tuttavia l'idea che esista una resistenza al cambiamento è praticamente implicita nel principio citato: se una tale resistenza non esistesse non sarebbe necessario l'intervento di alcuna forza per cambiare. Dunque, benché il cambiamento sia la costante che accompagna il trascorrere del tempo, quello che a questo punto appare chiaro è che per imprimere al cambiamento la direzione desiderata è necessario impegnare una o delle forze e spendere energie.
In realtà in omaggio al primo principio della dinamica molto spesso le cose si muovono per tornare  in un assetto sostanzialmente molto simile, se non identico a quello iniziale: su questa osservazione Giovan Battista Vico fondava la sua teoria dei corsi e ricorsi storici.
La ciclicità degli eventi (e dei problemi) caratterizza spesso la storia, ma anche la struttura delle relazioni umane nelle piccole e grandi comunità reali e virtuali, dalla famiglia alla politica fino ai social network.
Così, ad esempio,  un bimbo vittima di genitori autoritari o addirittura aggressivi, crescendo, potrà diventare forte perdendo quindi il ruolo di vittima, ma tenderà a riprodurre un rapporto violento fondato appunto sui ruoli di persecutore e vittima, sicché il modello relazionale resterà identico ed in effetti potremo dire che tutto cambia perché nulla cambi, nel senso che la problematicità insita in quel tipo di dinamica relazionale rimane e rimane esattamente identica, malgrado la fatica e le energie spese per il cambiamento e malgrado un cambiamento apparente sia di fatto già avvenuto!
Desidero richiamarmi ad uno dei miei autori preferiti (Paul Watzlawick, lo stesso buontempone che ha scritto le istruzioni per rendersi infelici) ed al sul saggio "Change" da cui riprendo la frase seguente:
"Esamineremo soprattutto come spesso falliscono, paradossalmente, il buonsenso ed il comportamento logico, mentre riescono a produrre il cambiamento desiderato atti illogici ed irragionevoli, come quello dei difensori di Hochosterwitz".
Per chi non conoscesse la storia cui si riferisce il paragone di Watzlawick, si tratta di un antico castello austriaco i cui abitanti stretti da un lungo assedio e giunti allo stremo, riuscirono a scoraggiare e far ritirare il nemico con un abile inganno: macellarono l'ultimo bue rimasto, lo riempirono di frumento e lo scagliarono oltre le mura in modo che il nemico li credesse ancora in possesso di tali e tante provviste alimentari, da poterle usare come proiettili, piuttosto dei sassi. Il gesto (assolutamente folle) funzionò ed i nemici, immaginando di dover assediare la città ancora troppo a lungo prima che cedesse, decisero di ritirarsi ...

Così accade che quando gli sforzi della nostra volontà logica sono tesi in una direzione ci è difficile ottenere i cambiamenti desiderati, al più otteniamo una rotazione (chi era sotto si trova sopra e viceversa senza che nulla cambi nella sostanza) mentre un intervento del tutto casuale, perché no? Anche bizzarro e magari non ispirato da quella stessa intenzione di cambiamento può drammaticamente sbloccare delle situazioni seriamente problematiche.
Nella vita pratica insomma a volte è sufficiente riuscire a sgomberare la mente da un pensiero dominante (quello della ricerca di soluzione) e liberare un poco la fantasia anche in direzioni del tutto diverse ...
per strano che possa sembrare, in alcuni casi questo semplice cambiamento nella posizione prospettica del soggetto è la soluzione!

Commenti

  1. Ciao Clara,
    i riferimento a quanto accadde a Hochosterwitz mi ha richiamato alla memoria quanto si afferma accadde in Alessandria al tempo del Barbarossa il cui esercito l'aveva posto assedio. La leggenda tramanda di Gagliaudo un pastore che fece nutrire una vacca con i viveri ancora presenti nella città ormai stremata per poi portarla al pascolo fuori dalle mura. Quando fu catturato e trovarono lo stomaco del bovino pieno, informarono Barbarossa che lo interrogò. Gagliudo, affermò che la città aveva provviste con cui resistere tranquillamente per molti mesi per cui il Barbarossa decise di togliere l'assedio.
    A me invece capita spesso, che nella fase di veglia prima del sonno si accenda la famosa lampadina con la soluzione di problemi che durante il giorno sembravano irrisolvibili o e questo so che succede anche ad altri sudoker che tralasciando per un po' il gioco riprendendolo appare la soluzione che prima sfuggiva. Prospettive, come il diverso modo di affrontare i problemi o di vedere la stessa cosa ma con occhi diversi :-)

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  2. Ciao Mauri, grazie del tuo intervento: qui io nello specifico intendevo suggerire che talvolta il problema diventa proprio l'assillo di dover risolvere un problema con i correlati di ansia e talvolta di ideazione cosiddetta dominante ...
    La fantasia certo aiuta a cercare soluzioni fuori dagli schemi: bella la storia che hai raccontato! Grazie davvero: alla prossima :-))

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  3. Grazie Penkoleo! Spero ti sia stato utile :-))
    Grazie della tua visita: torna a trovarmi quando vuoi!

    RispondiElimina

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