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Esiste la cattiveria? Cosa significa essere cattivi? Come accade e come difendersi?

Fare del male, essere capaci di farne anche consapevolmente e volontariamente non definisce esattamente il concetto di cattiveria. In realtà tutti siamo capaci di fare del male e tutti ne abbiamo fatto almeno  qualche volta nel corso della nostra vita: può capitare di farne senza rendersene esattamente conto, semplicemente perché non si è prestata attenzione ad un determinato aspetto o conseguenza di una azione e non si è quindi riusciti a valutarne gli effetti in maniera completa, altre volte accade perché siamo tesi emotivamente al raggiungimento di un nostro obiettivo e non risparmiamo mezzi  oppure perché dobbiamo difenderci e/o tutelare qualcosa per noi importante e rispondere alle aggressioni o invasioni altrui.
Non esiste nessuna persona umana vivente sulla terra che non abbia mai fatto del male: ciascuno di noi ospita dentro di sé sentimenti positivi e negativi e non sono esclusivamente i primi ad ispirare le nostre azioni.

Per questo è facile riconoscere le azioni e parole buone, come quelle che sortiscono risultati utili e costruttivi per sé ed altri e che diffondono intorno a chi vede ed ascolta sentimenti positivi di fiducia e rassicurazione ed è anche altrettanto facile percepire azioni e parole cattive, come quelle mirate a danneggiare, distruggere o mortificare qualcuno e che perciò trasmettono intorno sentimenti di rabbia, paura e diffidenza.
Non sempre è ugualmente facile riconoscere le persone cattive: visto che tutti possiamo esprimere le nostre parti sia positive che negative, è lecito affermare che esistono persone cattive o dobbiamo limitarci a pensare che esistono solo azioni cattive? Certamente è diverso pensare o dire a qualcuno e di qualcuno che ha fatto una cosa sbagliata oppure che è una persona sbagliata ...

Eppure io so che che molti di voi pensano che le persone cattive esistono veramente.
Mettiamo che io voglia accontentarvi e poniamo quindi in ipotesi che le persone cattive esistano davvero!
In fondo la cattiveria è un pò come la bugia: tutti abbiamo detto qualche bugia nella vita, ma non tutti siamo bugiardi patologici, vale a dire di quelli che dicono bugie per abitudine e senza altro scopo se non forse il gusto di sentirsi più furbi quando riescono ad ingannare l'altro o forse per  la vanità di essere artisti creativi ed onnipotenti, capaci di impersonare un ruolo inventato e riuscire a farlo passare per reale, roba che manco il creatore .... insomma un misero tornaconto narcisistico, appunto!

Beh, forse una cosa simile avviene per la cattiveria: benché la cattiveria appartenga a tutti in qualche misura, intanto è una questione di misura perché alla fine ciò che conta è il bilancio complessivo tra il positivo ed il negativo che riusciamo ad esprimere, in secondo luogo la persona che noi considereremo cattiva ha una peculiarità tutta sua che certo non appartiene a tutti.

La persona cattiva è quella capace di godere della sofferenza altrui e che quindi agisce per danneggiare gli altri senza un apparente tornaconto o scopo personale.
Nella nostra logica nulla avviene senza motivo e quindi anche qui una ragione dovrà esserci: se uno ricava soddisfazione dal vedere o sapere altri in sofferenza a cosa lo si deve?
Naturalmente c'entra il piacere di sentirsi superiore (io sto bene e tu stai male) e l'euforia del sentirsi potente (io sono riuscito a farti soffrire) insomma un altro modo anche questo per nutrire un ego famelico (e cioè rabbioso). Dovremmo insomma pensare ad una forma distorta di narcisismo, in sostanza!
Ovvio però,  che il discorso non possa essere effettivamente così semplicistico.
Un altro aspetto da considerare in  verità, è che la persona cattiva è una persona ricolma di malessere e disagio come un calice può essere colmo di veleno, così ciò che può sgocciolare dal calice è solo veleno, se di questo il calice è colmo, allo  stesso modo da un animo corroso e marcito nel malessere e nel disagio, non può che uscire altro che  dolore ovvero qualcosa che trasmette e diffonde sofferenza intorno a sé:  Voglio dire che fare paura a qualcuno può essere un modo di esorcizzare la propria paura, abbandonare qualcuno può offrire la stessa soddisfazione di starsene in casa al caldo a guardare la pioggia battente fuori, (non sono io quello che soffre l'abbandono, non questa volta: questa volta io l'ho scampata e sono al sicuro!).

Non mi dilungherò ad analizzare ancora gli altri numerosi aspetti di ciò che abitualmente definiamo cattiveria, perché qualcuno tra voi potrebbe ricordarsi che non ci serve capire tutto, ma solo capire quanto è necessario per riuscire a sentirci bene.
In questo caso ciò che è necessario per ciascuno di noi (che mai penserà di se stesso di essere cattivo ...) è sapere come difendersi.
La tecnica più semplice resta quella di mantenere una distanza di sicurezza, naturalmente, in modo da non affaticarsi, la seconda è non lasciarsi colpire: la persona che vuole farvi del male agirà in base a dei propri parametri interiori farà ciò di cui ha terrore per sé, come ad esempio provare a sconfiggervi, umiliarvi, parlare male di voi ed altre piacevolezze sul genere ....
Bene: se il vostro lavoro interiore ha reso i vostri parametri completamente diversi e nessuna di queste cose può farvi paura o smontarvi, quella persona non ha alcuna possibilità di danneggiarvi seriamente: voi siete la colonna di roccia che regge anche la piena del fiume, non quel fuscello contorto (la persona cattiva, n.d.r.) che la furia dell'acqua può trascinare via ....

Commenti

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    que podamos plasmar para hacer más rico este
    contenido.

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    1. Gracias: deseo que resuelvan cualquier dificultad.

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  2. Un genial artículo y bastante recomendable. Saludos

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  3. Bellissimo articolo che unisce spiritualità e logica grazie ❤

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  4. Articolo molto interessante anche se condivido fino ad un certo punto. L'indifferenza è sicuramente l'arma migliore per difenderci dalle cattiverie gratuite, ma ci sono casi e casi. Ci sono casi in cui va bene usare l'indifferenza e casi in cui non va bene, è meglio difendersi.

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    1. Dipende, nel senso che se l'aggressione è fisica, allora è meglio difendersi, se l'aggressione ti scredita in un contesto sociale per te significativo, è da valutare la strategia più opportuna, ma anche in quest'ultimo caso spesso è sufficiente essere se stessi e lasciar fare al tempo. Col tempo ciascuno si rivela per ciò che è.

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  5. Ciao. Persone cattive, come le descrivi tu, le ho conosciute. Purtroppo anche tra persone vicine. A volte ho tentato di restare gentile, ma loro continuavano. Allora ho fatto la fredda, indifferente e distaccata: alcuni hanno smesso, altri continuavano peggio di prima. Purtroppo non c'è stato altro da fare se non reagire duramente: hanno smesso quantomeno di stuzzicarmi quando le ho di fronte, anche se alle spalle continueranno a dirmene di ogni. Senza motivo naturalmente. Un coach di comportamento che sto seguendo dice che la panacea per tutte queste situazioni è amare, mi dice che se resto indifferente sbaglio, perché vuol dire che nemmeno li calcolo, è come se per me nemmeno esistono , invece io devo considerarli, devo essere comprensiva, ascoltare, perdonare, non giudicare,... Si può fare, il perdono (perché , da superiore, mi rendo conto che sono esseri meschini), ma in ogni caso non resto certo vicina a queste persone: è come le stare vicino a uno che mi prende a pugni.
    Ma il coach insiste: devi amare, queste persone ti feriscono solo perché tu non riesci a essere emotivamente in pace.
    Io invece penso che proprio per rimanere emotivamente in pace è meglio stare lontano da queste persone. Ora, leggendoti anche tu proponi l'indifferenza ed è una cosa in cui mi ritrovo di più. Ho scritto tanto, ma tu cosa ne pensi di questa storia dell'amore?

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    1. Ciao Laura: io penso che il primo passo è mettere una persona intenzionata a farmi del male nella condizione di non potermi nuocere, perché devo amare anche me stessa e non solo l'altro ;-) Quando ho ottenuto questo primo obiettivo e sono certa di essere al sicuro, allora posso comprendere, considerare, compatire...

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