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L'inquinamento di materiali plastici mette a rischio di estinzione gli uccelli marini del Mediterraneo

Uno studio dell'Università di Barcellona, pubblicato su Marine Pollution Bulletin ha evidenziato la presenza di detriti di plastica nello stomaco dei volatili marini del Mediterraneo nel 66% dei casi esaminati: l'intossicazione dovuta ai frammenti ingeriti dagli uccelli mette a rischio soprattutto la sopravvivenza di alcune specie protette. Nello specifico sono stati rinvenuti pezzi di plastica nel 94% delle berte di Cory, nel 70% delle berte baleari e delle berte Yelkouan: proprio queste tre specie più colpite sono quelle che andrebbero protette per il basso numero di individui della specie.

Insomma l'inquinamento del mare ha introdotto prodotti tossici nelle catene alimentari: alcuni uccelli riescono a liberarsene più facilmente attraverso il rigurgito, ma queste specie in particolare hanno una capacità più limitata da questo punto di vista e probabilmente questo è il motivo per cui risultano più colpite. I pulcini di tutte le specie, inoltre,  risultano più vulnerabili in quanto pressoché privi della capacità di rigurgitare il cibo e sarebbero i primi ad esserne avvelenati.
La gestione dei rifiuti e soprattutto delle plastiche non biodegradabili e velenose risulta inadeguata a prevenire la immissione di prodotti tossici nelle catene alimentari animali. Gli uccelli in parte ingeriscono la plastica indirettamente, mangiando pesci che l'hanno inghiottita a loro volta ed in parte direttamente confondendola con qualcosa di commestibile sulla superficie dell'acqua.
Il problema è che tutto quello che non viene raccolto, riciclato o distrutto sulla terra prima o poi finisce in mare per i normali fenomeni atmosferici o per scarichi abusivi ed il Mediterraneo continua a raccogliere immondizia.


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