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Il 12% degli italiani soffre di gozzo per carenza di iodio

Malgrado l'assunzione di iodio sia migliorata su scala nazionale, il 29% della popolazione mondiale presenta una carenza di iodio ed all'interno dei nostri confini nazionali il 12% della popolazione, poco più di uno su dieci,  soffre di gozzo: questo è quanto si desume dalla informativa pubblicata da alcuni giorni sul sito dell'ISS (Istituto Superiore di Sanità) che precisa trattarsi di dati rilevati dall'osservatorio nazionale per la iodoprofilassi (OSNAMI).

Si tratta di statistiche ottenute raccogliendo una considerevole mole di dati a partire dal 2005 fino ad oggi: lo iodio notoriamente è un elemento indispensabile all'organismo per la produzione di ormoni toroidei e la sua carenza è correlata alle sintomatologie dell'ipotiroidismo, particolarmente gravi quando colpiscono il feto durante lo sviluppo intrauterino ed i bambini o comunque soggetti nella età della crescita: in queste fasi infatti le sindromi carenziali danneggiano profondamente lo sviluppo somatico e cognitivo.
Si tratta pertanto di un rilevante problema sanitario e sociale che però sarebbe facilmente prevenibile con attente e costanti attività di monitoraggio nelle zone a rischio.

Il fabbisogno quotidiano di iodio per un adulto è di 150 microgrammi, mentre per bambini ed adolescenti bastano tra i 90 ed i 120 microgrammi, al contrario il fabbisogno aumenta in gravidanza (220 microgrammi) ed ancor più durante l'allattamento (290 microgrammi): la carenza di idio durante la gravidanza e l'allattamento aumenta il rischio di aborto spontaneo, ma anche di deficit soprattutto intellettivi nel bambino. La frequenza di gozzo in Italia è causa di 50 ricoveri ogni 100.000  abitanti con un impatto economico sul SSN pari a 150 milioni di euro ogni anno! Un costo certamente molto più elevato della semplice distribuzione di sale iodato nelle zone a rischio.

La campagna di prevenzione dell'OSNAMI è consistita anche nell'esaminare i campioni di urine di bambini in età scolare reclutati dai rispettivi osservatori regionali: la concentrazione di iodio urinario in sei delle nove regioni monitorate risultano con una mediana (la mediana corrisponde al valore di più frequente riscontro e non alla media aritmetica) inferiore ai 100 microgrammi per litro, vale a dire al di sotto del valore soglia indicato dall'OMS al di sotto del quale le persone sono da considerarsi in carenza iodica, solo in tre regioni (Sicilia, Toscana e Liguria) le mediane raggiungono o superano la soglia dell'insufficienza. In cinque regioni inoltre è stato misurata la concentrazione di idio nelle urine nelle donne in gravidanza ed allattamento che non assumevano integratori con iodio: in questi casi i valori della ioduria sono risultati carenti in tutte le cinque regioni esaminate.
Si tratta tuttavia di studi limitati che al momento confermano la necessità tanto di monitoraggio quanto di assunzione di integratori iodati specie in gravidanza ed allattamento.

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