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Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: domani 25 novembre

L'istituzione di una giornata mondiale di sensibilizzazione ed attivismo intitolata alla solidarietà verso tutte le donne che subiscono violenza può sembrare un luogo comune, una dichiarazione istituzionale di nobili intenti ai quali tuttavia non fanno riscontro provvedimenti e politiche concrete intese a favorire una cultura di integrazione ed effettiva parità dei sessi: insomma potrebbe trattarsi di pura retorica, un giorno in cui tutti dichiarano sentimenti elevati e nobili intenti, salvo tradirli poi a pochi minuti di distanza.

La giornata internazionale contro la violenza di genere è stata istituita nel 1999 dalle Nazioni Unite e la data del 25 novembre è stata scelta in memoria dell'assassinio delle tre sorelle dominicane Mirabal, in quanto donne rivoluzionarie, durante il regime dittatoriale di Rafael Leonidas Trujillo.

Il fatto è che, malgrado l'emancipazione economica e culturale in parte già realizzata in molti paesi della civiltà occidentale, la cultura dominante continua a considerare la donna una creatura inferiore da possedere e dominare: le cifre dell'abituale e quotidiana violenza sul genere femminile sono impressionanti. L'OMS riprendendo i dati presentati in una serie dedicata all'argomento dalla rivista The Lancet rimarca che attualmente nelle stime globali si valuta che almeno una donna su tre abbia subito qualche forma di violenza nell'ambito domestico, mentre il 7% delle donne è destinata (statisticamente) a subire una violenza sessuale da una persona che non è il suo partner.

Solo in Africa tre  milioni di bambine ogni anno rischiano di subire mutilazioni genitali, mentre si valuta che il numero complessivo delle giovani donne che le hanno già subite si collochi tra i 100 ed i 140 milioni nel mondo. Sono state forzate al matrimonio anche del tutto contro la propria volontà 70 milioni di ragazze minorenni.

Quali sono le politiche che, al di là della pura dichiarazione di intenti, possono arginare un fenomeno tanto diffuso e radicato?
La proposta OMS si articola in 5 punti:

  • Riconoscimento del problema: secondo l'Organizzazione Mondiale della Salute i governi devono stanziare le risorse necessarie a prevenire e prendere in carico la violenza di genere, riconoscendone la priorità come problema non solo sociale, ma sanitario e rilevante per la salute ed il benessere della popolazione.
  • Cambiare normative ed assetti istituzionali che avvallino mentalità discriminatorie contro le donne..
  • Investire in strutture e situazioni che promuovano la parità di genere.
  • Offrire servizi per l'istruzione, la sicurezza e la salute.
  • Sostenere la ricerca in modo da riuscire a rilevare quali tra i provvedimenti adottati risultino maggiormente efficaci nella prevenzione della violenza di genere.
Oggettivamente si tratta di un programma non solo ambizioso, ma forse alquanto generico, trattandosi di una linea da adattare a situazioni socio economiche e culturali profondamente diverse in ciascun paese del mondo. 
Probabilmente un adeguato livello di istruzione ed una propria indipendenza economica femminile sono da considerarsi i prerequisiti di qualsivoglia forma di emancipazione: restano poi da vincere un retaggio culturale e religioso profondamente radicati ed infine la realtà biologica di una muscolatura meno sviluppata che rende le donne vittime facili da sopraffare nello scontro fisico...

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