Avviso

Attenzione: questo è un blog antifascista ed antirazzista. Gli esseri umani sono tutti benvenuti. Grazie per la visita!

Nome

Email *

Messaggio *

Se vuoi che tuo figlio ti ami, lascialo in pace: lo consiglia la scienza.

Controllare eccessivamente i propri bambini ed interferire troppo nelle loro attività, dirigendole verso gli obiettivi che noi desideriamo, è una tecnica controproducente sul piano educativo e capace anche di danneggiare la relazione con nostro figlio. La cosa è stata recentemente comprovata in una ricerca sperimentale, ma prima di presentarne i risultati, è bene mettere in chiaro alcune considerazioni di base. La relazione madre-figlio nelle prime fasi della vita è il rapporto di interdipendenza più stretto che sia possibile trovare in natura. Nella specie umana il bambino dipende dalla madre per la sua sopravvivenza fisica, ma in gran parte anche per il suo sviluppo affettivo e la sua capacità di individuarsi, strutturarsi e stabilire relazioni. La madre dal canto suo, soprattutto se è madre per la prima volta, sperimenta attraverso il bambino la sua capacità di essere una madre adeguata, nella ridefinizione di identità che questo particolare momento della sua crescita personale comporta.

In alcune situazioni particolari come l'insicurezza rispetto alle proprie capacità di essere all'altezza del ruolo (fisiologica in qualche misura) ansia o isolamento della madre, la relazione col piccolo rischia facilmente di diventare "sovraccarica": in letteratura sono descritte relazioni sovraccariche intrusive e relazioni sovraccariche di controllo.

  • Ma cosa si intende per relazione sovraccarica? 
Ciascuna persona esprime all'interno della propria rete di rapporti sociali una serie di esigenze intellettuali ed emotive, che vengono distribuite appropriatamente (nel migliore dei casi) calibrandole all'interno di ciascun rapporto in base all'altra o alle altre persone: le relazioni tendono a divenire sovraccariche nel momento in cui le persone coinvolte non fruiscono di una rete ricca e multiforme di rapporti sociali nel cui ambito esprimersi. Se la/e persone con cui posso pormi in comunicazione sono in numero troppo ridotto, al limite una soltanto, va da sè che tenderò a caricare su quell'unica relazione ogni mia esigenza, senza tenere necessariamente conto delle capacità recettive e di comprensione, nonché dei bisogni specifici dell'altro. L'altro farà altrettanto se si trova nella stessa situazione.
Un peso eccessivo caricato su di un'unica corda la renderà molto tesa, al limite la spezzerà.

Queste considerazioni generali valgono naturalmente per ogni tipo di relazione ed anche per quella madre-figlio. In altre parole, riuscire a coltivare una ricca vita sociale, in larga misura anche condivisa con le persone che ci sono più vicine, è un accorgimento capace di prevenire, almeno in parte, il formarsi di questi sovraccarichi.

  • La ricerca che dimostra il deterioramento dei rapporti in seguito ad eccessivo controllo.
La sperimentazione è stata svolta presso l'Università del Missouri Columbia sotto la guida di Jean M. Ispa e pubblicato sulla rivista Social Development. Sono state studiate le interazioni di oltre 2.000 madri e dei loro bambini ed i focus di  osservazione erano centrati sulla direttività e controllo materno nelle attività ludiche del piccolo alla età di due anni e quindi sull'atteggiamento del bambino verso la madre nel corso di una discussione con pareri discordanti quando il bimbo era in 5° elementare.
Bene l'intensità del controllo esercitato dalla madre alla età di 2 anni sembra essersi rivelato una variabile rilevante nel condizionare l'atteggiamento positivo o negativo verso la madre dello stesso bambino alla età di 10 anni, nel senso che maggiore era stato il controllo materno tanto più negative erano le reazioni verso il genitore in preadolescenza.
Naturalmente non ci riferiamo al normale controllo esercitato da qualunque genitore per tutelare ed insegnare la tutela della propria incolumità o il rispetto di altre regole sociali, ma l'eccessiva intrusione che sottrae spazio all'autonomia del bambino, soffocandone la crescita e finendo per essere vissuto dal destinatario di questo tipo di attenzione come ostile e persecutorio.


Commenti

  1. Pienamente d'accordo! :) Non saprei che altro aggiungere: lasciamoli crescere 'sti bambini!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti Luca, basta il giusto: attenzione q.b. e lasciare spazio q.b. :-)

      Elimina

Posta un commento

Allora? Vuoi dirmi che ne pensi?

Grazie per ogni contributo, tieni solo presente che:

* I commenti non inerenti l'argomento del post verranno considerati messaggi personali e privati.
** I commenti contenenti link verranno considerati spam.
*** I commenti contenenti insulti, volgarità e/o attacchi personali a chiunque, non verranno affatto considerati.

I tre generi di commenti sopra elencati non saranno pubblicati o, se erroneamente pubblicati, verranno rimossi appena possibile.

Grazie a tutti per la lettura ed il tempo dedicato al post.
Grazie a quelli che lasceranno una traccia del loro pensiero.

Potrebbero interessarti anche:

L’ombra di Peter Pan

Chiacchiere e tabacchere e’ lignamm o’ Banco ‘e Napule nun ne ‘mpegna!

Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati

"Ire piro e nun facive pere, mò ca si santo che miracule vuò fa'?". Un proverbio antico.

L'antica saggezza dei proverbi: "O munn è comm un so fà 'ncapa"