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Jobs act: tornano i padroni

Questa storia del jobs act e delle polemiche che ne sono seguite dopo l'approvazione dei provvedimenti in CdM di qualche giorno fa, il 20  febbraio, polemiche che persistono, tutt'altro che sopite, richiama in associazione immediata la teoria dei corsi e ricorsi storici di Giovan Battista Vico: alla fine giriamo in tondo e dopo i duri anni  di lotta per la conquista dei diritti e della dignità del lavoro, si torna al vecchio padrone.
Il padrone non è un datore di lavoro, ma un padrone appunto, quando le leggi non tutelano il lavoratore che pertanto è ricattabile a 360°.
Il lavoratore medio è una persona che ha famiglia: deve riuscire a procurarsi le risorse economiche necessarie per nutrire la propria famiglia, anche acquistando al discount se necessario, pagare mutuo o affitto, bollette e così via. Il lavoratore medio al giorno d'oggi in Italia è già un fortunato, considerati i tassi di disoccupazione ed in tutti i casi non è una persona che possa permettersi di perdere il lavoro.

Rendere facili ed economici i licenziamenti e ridurre le tutele del lavoratore evidentemente lo rende ricattabile: fai quello che ti viene detto di fare quando ti viene detto di farlo senza discutere, anche se si tratta di chiudere un occhio su alcuni principi di legalità ed equità, il lavoro non puoi perderlo ed al padrone non costa nulla buttarti fuori.
Supponiamo che un contabile onesto sia scomodo ad un impresario disonesto e supponiamo che il contabile abbia superato i 40 anni ed abbia moglie e tre figli a carico: come si svilupperà la vicenda?
Licenziarlo  è facilissimo ad un costo basso: da questo punto di vista il diritto del padrone è tutelato anche oltre i limiti stabiliti dalla carta costituzionale che vorrebbe l'Italia repubblica fondata sul lavoro.
Purtroppo il diritto di essere onesto non lo è altrettanto...
Alcune aziende si stanno già dando da fare per licenziare o indurre alla dimissione i vecchi dipendenti assunti con contratti che prevedevano garanzie per assumere personale pagato peggio e ricattabile.
Avremo presto molti licenziamenti.
E se ad una figura professionale  viene richiesto implicitamente o esplicitamente di sacrificare parti della propria etica professionale per conservare il lavoro?
Tutti sono facilmente sostituibili ed a più basso costo con schiere di yes-man: come si svilupperà la cosa?
Restano i licenziamenti collettivi ed in generale si può licenziare molto più facilmente, non esiste la sicurezza del reddito da lavoro, restano quasi tutte le forme di precariato: pur vero che il debito italiano è alto, ma i debiti li avranno fatti i lavoratori al discount o gli stessi corrotti che si arrogano il diritto di punire i lavoratori per questo debito?

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