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La scuola e l'uguaglianza secondo Renzi

"Libertà, uguaglianza, fraternità" sono i valori universali che nella loro intuitiva semplicità hanno da sempre ispirato gli animi più nobili di ogni rivoluzione, ma la storia ci ha poi insegnato che dalle rivoluzioni spesso nascono totalitarismi, ingiustizie e nuove disuguaglianze.... praticamente sempre: la "Città del Sole" è esistita solo nel pensiero e soprattutto nella fantasia filosofica di Tommaso  Campanella, che poi magari tanto rivoluzionario non era neanche, ma mai, proprio mai un gruppo di individui umani è riuscito a costruire qualcosa che nella sua forma strutturata e definitiva, vagamente si avvicinasse all'idea di uno Stato giusto,  capace di riconoscere pari diritti ed offrire pari opportunità a tutti i suoi cittadini.

Noi umani possiamo immaginare ideali e tendere a raggiungerli attuando nel percorso verso il nostro obiettivo, strategie e linee operative che si confronteranno con la realtà naturale e sociale:  posto che siamo in buona fede (diversamente il discorso si complica... e ne parleremo) la dissimiglianza tra ciò che riusciamo ad ottenere e ciò che volevamo inizialmente raggiungere, rappresenta, come in una differenza matematica, la misura esatta degli errori che noi abbiamo commesso nell'analizzare il reale e nello scegliere le azioni da compiersi in previsione delle conseguenze desiderate.
Anche in questo caso può accadere (anzi accade spesso) che proprio l'idealista sbagli sapendo di sbagliare, non per stupidità quindi, ma per principio, quando nel confrontarsi con le realtà sociali, gli capiti di sentirsi deluso e tradito da quelli che individua come reali interessi e reali intenzioni di altri gruppi e persone alleate o nemiche.
Vedete bene come il discorso si complica: si fa presto a dire uguaglianza....
Analizziamo, giusto per darne un esempio, il concetto di uguaglianza recentemente espresso dal nostro pirotecnico capo del governo, Matteo Renzi, dico pirotecnico, perché prova sempre a compiere mirabolanti acrobazie con le parole con l'effetto di confondere ed al tempo stesso risultare persuasivo nelle sue formulazioni. Uno dei concetti ripetuti spesso e recentemente ripresi a proposito della riforma scolastica è quello che:

"Uguaglianza non può essere ugualitarismo, l'uguaglianza mette tutti sullo stesso piano al punto di partenza non di arrivo..."

Si tratta di un breve stralcio del suo discorso al Politecnico di Torino pochi giorni fa, il 19 febbraio, ma non è la prima volta che questo concetto viene espresso: sempre a Torino nel 2012 il 21 ottobre, durante un discorso al Paraolimpico, l'allora sindaco di Firenze, in corsa per le primarie, a proposito di uguaglianza diceva:

"Non significa essere tutti uguali all'arrivo col 18 politico, ma tutti uguali alla partenza, tutti nelle stesse condizioni e chi è bravo va premiato e chi non ce la fa va aiutato. Questa è l'uguaglianza per la sinistra"

Si vede che questa frase gli piace molto, anche perché ad analizzarla sul piano semantico e comunicativo, si direbbe che assesta un colpo al cerchio ed uno alla botte, quindi dovrebbe accontentare un pò tutti: peccato però che l'asserzione sia fondata tanto per cominciare sulla presunzione (avesse detto: -questa  è l'uguaglianza per me- sarebbe stato più realistico dato che molta parte della sinistra non si identifica, né si sente rappresentata da Renzi) ma soprattutto su un madornale errore di valutazione o equivoco di base: ma chi le ha viste mai nella realtà queste condizioni uguali alla partenza?? 
Le avrà immaginate Campanella, ma noi qui non le abbiamo mai viste, nemmeno mai saputo che siano esistite nella storia della umanità dai suoi albori...

Ovvio che stiamo dicendo una cosa scontata se diciamo che ciascuno è diverso, anzi noi siamo sostenitori del diritto alla diversità (ci sia consentita una punta di idealismo) e tendenzialmente anticonformisti, ma l'opposto di diversità non è uguaglianza (attenzione!) l'opposto di diversità è identità ed omologazione... l'uguaglianza è tutt'altro!

Fingere di credere che siamo uguali alla partenza per giustificare il privilegio e la prevaricazione di chi è più avvantaggiato e più forte nell'accaparramento delle scarse risorse economiche destinate ad un servizio pubblico di primaria importanza come la scuola e l'Università non so se sia da considerarsi propriamente un errore di valutazione o una mistificazione.
Espresso in termini più pittoreschi: chi dice cose del genere è da considerarsi una persona poco dotata di senso critico o un abile manipolatore che presume una scarsa capacità critica nel pubblico cui si rivolge?

Allora cari studenti, anche se il vostro punto di partenza era tutt'altro che uguale a quello di altri, studiate, acquisite capacità critica e non lasciatevi imbrogliare da mistificazioni così grossolane.

Cari insegnanti lavorate e fatelo con passione, con impegno più intenso per i figli di genitori analfabeti: dategli molto di più perché è ingiusto fare parti uguali per persone con bisogni diversi.
Perché lo scopo della scuola è quello di formare ed educare le menti, di stimolare l'intelligenza e diffondere cultura, apprendere le tecniche del ragionamento e del pensiero.
Lo scopo della scuola è quello di allevare cittadini partecipi delle istituzioni e dello stato e non così ignoranti e stupidi da lasciarsene imbrogliare e sfruttare.

Lo scopo della scuola non è quello di avere pochi punti di eccellenza competitivi sul piano internazionale, tollerando tassi elevati di dispersione scolastica: la scuola è un servizio ed il denaro della scuola va investito per offrire qualcosa ai molti che non hanno mai potuto contare sul punto di partenza "uguale" e non per arricchire i pochi che hanno già tutto...



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