Avviso

Attenzione: questo è un blog antifascista ed antirazzista. Gli esseri umani sono tutti benvenuti. Grazie per la visita!

Nome

Email *

Messaggio *

Scontro e confronto

Non c'è nessuno oggi che non voglia esprimere la propria opinione su qualunque cosa accada: il web offre questa straordinaria attrattiva della interattività e pertanto della possibilità di partecipazione da parte di chiunque anche attraverso gli spazi dedicati ai commenti presenti non solo in tutti i maggiori social, ma anche nella gran parte delle testate on line.
È possibile commentare qualsiasi notizia , foto, video o anche semplici aforismi e/o fatti ed emozioni espresse  pubblicamente in uno dei tanti spazi e piattaforme messe a disposizione in internet: non è infrequente quindi imbattersi in scontri verbali e polemiche un pò dappertutto: alcuni social come Facebook, twitter e Google+, si sforzano di ridurre per quanto possibile queste evenienze, permettendo a ciascuno di visualizzare nella propria "home"  solo gli interventi ed i post degli amici e delle pagine gradite, ma naturalmente i disaccordi si registrano anche all'interno dei gruppi di amici, però nel peggiore dei casi ciascuno è libero di "bannare" ovvero rimuovere o bloccare le persone sgradite e di fatto questo è quanto avviene nella maggior parte dei casi, sicché ogni persona  (ed ogni post) riceve per lo più commenti ed apprezzamenti dal proprio gruppo di consenso ovvero di supporter, il che non è detto che sia proprio un dato completamente positivo: poi vedremo perché.

Diversa, da questo punto di vista, la situazione dello spazio commenti delle testate giornalistiche, dove possono intervenire tutti i gruppi di opinione anche fortemente contrastanti, nei limiti di rispetto stabiliti per legge (ovviamente).

Lo scontro
La maggior parte delle discussioni in realtà non sono affatto discussioni, ma muro di reciproci insulti o svalutazioni: scontri dove l'analisi e la verifica dei contenuti passa del tutto in secondo piano, mentre prevale soltanto la voglia di "vincere" ovvero riuscire a dimostrare pubblicamente di aver ragione e quindi di essere migliori e più validi ed attendibili.
Si tratta spesso di vere e proprie gare a braccio di ferro: dimostrazioni muscolari in sostanza, nel corso delle quali non si risparmiano mezzi, il più abusato dei quali è l'attacco e la svalutazione dell'interlocutore (bypassando del tutto i contenuti del contendere).
La discussione che avviene in pubblico è qualcosa di diverso da una conversazione privata: nella conversazione privata è più probabile che esista un reale interesse reciproco tra gli interlocutori ed una reale curiosità di comprendere i pensieri e le ragioni dell'altro. La discussione in pubblico invece, molto più probabilmente è centrata sul grande interlocutore silenzioso, il pubblico appunto, rispetto al quale  prevale l'esigenza di tutelare il prestigio della propria immagine sociale e/o guadagnare proseliti alla propria causa.
La presenza del pubblico è per se stessa una condizione che può  modificare profondamente la qualità della interazione convogliando buona parte delle energie proprio sulla gestione della immagine, piuttosto che sul merito specifico dei temi in discussione.
Ciò non esclude che anche nelle conversazioni private possa emergere e prevalere il desiderio di aver ragione, piuttosto che quello di ragionare (che è tutt'altra cosa).

Quando prevale il desiderio di aver ragione, vuoi perché siamo in una fase di costruzione di autostima ed abbiamo urgente necessità di convalide, vuoi perché si vuole persuadere altri di una teoria che in un modo o nell'altro comporterà dei vantaggi per chi ne perora la causa (il prossimo post sarà l'elogio della pigrizia, per intenderci) allora di solito si è disposti ad utilizzare mezzucci, piccole manipolazioni e letture mistificatorie, nonché delegittimazione e svalutazione della controparte. 
Non dico che questo modo di procedere sia del tutto privo di utilità (se non altro affiniamo le nostre abilità dialettiche ed impariamo ad usare, riconoscere e difenderci dai mezzucci di cui sopra) dico solo che questo è intellettualmente disonesto
Devo dire che ho sempre ammirato, anzi di più: ho sempre trovato intrigante e divertente quella tecnica utilizzata ai tempi dai sofisti, che si esercitavano a sostenere una tesi e quindi il suo esatto opposto: un pò come giocare a scacchi da soli e provare a battere se stessi.

Il fatto è che quando si parla (o scrive) in pubblico è corretto tenere conto del fatto che probabilmente non tutti sono allenati nella dialettica e pertanto la nostra capacità di essere intellettualmente onesti fa la differenza: presumendo che una quota di persone siano sprovvedute (non informate e prive di esperienza nell'uso di strumenti logici) ci si può porre in una posizione educativa o manipolativa a seconda dell'indole di ciascuno: chi è ispirato unicamente da bisogni narcisistici di autoaffermazione e successo (anche politico) tenderà senza dubbio ad essere disonesto e manipolativo, chi crede realmente nelle proprie idee e desidera far passare l'idea, piuttosto che mettersi in primo piano, tenderà ad assumere una posizione educativa (cosa non priva comunque di tornaconti narcisistici, s'intende!) e si sforzerà di essere onesto.

Ragionare ed avere ragione
Esiste una profonda differenza tra il portare un ragionamento e voler avere ragione: ovviamente, posto che uno sia una persona intellettualmente onesta, nel momento in cui enuncia una propria opinione o lettura della realtà, è ovvio che stia dicendo veramente ciò che pensa e  pertanto questa persona è convinta di avere ragione, ovvero che la sua valutazione sia quella giusta. 
Nell'affrontare qualcuno che esprime una tesi del tutto diversa e/o opposta, nel migliore dei casi, ciascuno cerca di argomentare esponendo prima i dati di realtà, ovvero le informazioni sulle quali fonda la propria opinione ed illustrando quindi il percorso logico che partendo da quei dati l'ha condotto a queste conclusioni.
Questo modo di procedere non sempre si rivela adatto alla situazione: infatti se la spiegazione è rivolta a gente che non ha strumenti o volontà di seguire e comprendere, la sensazione trasmessa sarà invece quella di qualcuno che cerca di spuntarla (ovvero avere ragione) con le chiacchiere ed intorbidando le acque. 
La valutazione  e l'adattamento del linguaggio al tipo di pubblico sono cruciali, ma in molti casi uno sforzo di fantasia, l'uso di una metafora o un esempio concreto riescono a suggerire con maggiore immediatezza e potere di suggestione teorie anche complesse sul piano analitico: sono strumenti di grande impatto, adatti a qualsivoglia tipo di pubblico, ma occorre essere dotati di uno specifico talento per inventarsi esempi calzanti ed efficaci ed inoltre sono mezzi, che si prestano più facilmente di altri ad essere utilizzati in senso manipolativo. 
In tutti i casi, anche se non sempre opportuno come abbiamo visto, il tentativo di portare un ragionamento è l'esatto opposto del voler aver ragione, perché anzi è un mettere in discussione e sottoporre alla critica dell'altro tutti i dati ed il percorso logico adottato per giungere ad una specifica conclusione: è così, anche se non tutti lo capiscono!

Il confronto
Il confronto, quello reale, è qualcosa a cui è abbastanza difficile assistere in tutti i dibattiti trasmessi dai mezzi di comunicazione, che per lo più marciano a slogan e spot pubblicitari, ma nella sua essenza sarebbe uno strumento assolutamente necessario ad ampliare il proprio orizzonte mentale e comprendere le motivazioni, i vissuti, le ragioni di altre persone con esperienze del tutto diverse. 
La realizzazione di un confronto comunque presuppone la capacità di ascoltare l'altro, decodificando anche quanto non immediatamente chiaro, accogliere e far proprie le motivazioni che lo ispirano, quindi illustrare e sottoporre alla critica altrui le proprie convinzioni ed il proprio ragionamento: il tutto risulterebbe in un reciproco arricchimento: anche quando ciascuno resta nella propria opinione riesce comunque ad allargare ed approfondire la conoscenza e la consapevolezza relativa a quella tematica e soprattutto questa modalità corrisponde autenticamente ad una missione comunicativa... cosa sempre più rara da osservare in giro.



Commenti

  1. Tutti sanno parlare, molti sanno tacere, pochi sanno ascoltare, purtroppo. Bel post.
    Ciao ciao
    sinforosa

    RispondiElimina
  2. Conosco diverse persone a cui girare questo link :-) buona serara!!!! bravaa!!

    RispondiElimina
  3. Conosco diverse persone a cui girare questo link :-) buona serata!!!! bravaa!!

    RispondiElimina

Posta un commento

Allora? Vuoi dirmi che ne pensi?

Grazie per ogni contributo, tieni solo presente che:

* I commenti non inerenti l'argomento del post verranno considerati messaggi personali e privati.
** I commenti contenenti link verranno considerati spam.
*** I commenti contenenti insulti, volgarità e/o attacchi personali a chiunque, non verranno affatto considerati.

I tre generi di commenti sopra elencati non saranno pubblicati o, se erroneamente pubblicati, verranno rimossi appena possibile.

Grazie a tutti per la lettura ed il tempo dedicato al post.
Grazie a quelli che lasceranno una traccia del loro pensiero.

Potrebbero interessarti anche:

L'antica saggezza dei proverbi: "O munn è comm un so fà 'ncapa"

Rigurgiti fascisti

Sradicare le erbacce

Chiacchiere e tabacchere e’ lignamm o’ Banco ‘e Napule nun ne ‘mpegna!

La Guerra, la Peste e la Carestia