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Se sessismo fa rima con razzismo

Sessismo, razzismo, classismo fanno tutte rima, ma non sempre vanno a braccetto: ad esempio una procace fanciulla si beccherà più facilmente qualche "apprezzamento" volgare quando si trova a passare da sola davanti ad un cantiere edile, piuttosto che davanti ad un caffè letterario... ci avevate fatto caso? Evidentemente la collocazione oggettiva in una classe sociale svantaggiata e discriminata non è per sé sufficiente a rendere le persone soggettivamente rivoluzionarie (e quindi solidali con altre categorie svantaggiate dalla cultura dominante): per quello è necessaria anche la consapevolezza, quella che si acquisisce con il pensiero critico e la cultura.

La cultura di norma fiorisce laddove la gente non deve occupare il proprio tempo in attività finalizzate alla pura sopravvivenza e perciò può investire le proprie energie fisiche e mentali in cose diverse come conoscenza, arte e riflessione: tutta roba a cui chi è povero difficilmente  può dedicarsi, essendo concretamente impegnato a sbarcare il lunario con full immersion nella concretezza di un misero quotidiano.

Nascere donna nella nostra civiltà non è un grande affare e questo  è risaputo: le donne in quanto soggetti fisicamente e socialmente deboli, sono facilmente vittime di abusi e violenze.
Secondo i dati Istat pubblicati lo scorso giugno e riferiti al 2014, solo in Italia  sono 6 milioni e 788 mila le donne che hanno subito qualche forma di violenza nel corso della propria vita, il 31,5% delle donne tra i 16 ed i 70 anni, praticamente una donna su tre. Nel numero sono compresi maltrattamenti fisici ed abusi sessuali: in particolare sono 652.000 le donne stuprate e 746.000 le vittime di tentato stupro (e questo nelle statistiche ufficiali, senza tenere conto del sommerso).
Le violenze sessuali peggiori (lo stupro) vengono commesse dai partner attuali o precedenti (62,7%) mentre gli autori di molestie sessuali sono per lo più sconosciuti (76,8%): evidentemente per le donne è più facile reagire e difendersi dagli estranei in situazioni pubbliche piuttosto che dai fidati familiari in situazioni private.

Nel 2014 in Italia, stando ai dati raccolti dalla Casa delle Donne abbiamo avuto 115 casi di femminicidio e 101 tentati femminicidi. I dati relativi al fenomeno su scala europea non si discostano di molto: una donna su tre ha subito qualche forma di abuso o violenza dopo i 15 anni (il 33%) insomma nulla di cui noi occidentali in generale e noi italiani in particolare potremmo andare fieri.

Per quale motivo richiamare oggi questi dati? Solo per ricordare a tutti che il sessismo non è un esclusivo appannaggio della religione e della cultura mussulmana.
In questi giorni non si contano i commenti sull'episodio di Colonia, in Germania, dove la notte di capodanno sono state derubate e molestate 90 donne: gli autori dei furti e delle violenze sembra fossero   un migliaio di uomini ubriachi di nazionalità araba o nordafricana.
Ora fin quando i responsabili non saranno individuati non c'è modo di sapere se si trattasse o meno di rifugiati, ma come c'era da aspettarsi, l'episodio (indiscutibilmente gravissimo) ha scatenato le ire dei razzisti e delle destre contro i flussi migratori e la politica di accoglienza tenuta dalla Merkel verso i profughi siriani. Voi veramente credete che i razzisti abbiano a cuore la dignità e la sicurezza delle donne?

Commenti

  1. Ciao Clara.
    Posso dirti di sì, che anche i razzisti hanno a cuore la dignità e la sicurezza delle donne, perché mi annovero fra i razzisti se con questo termine si intende la volontà di salvaguardare i propri usi e costumi senza calarsi le braghe per non offendere le minoranze (che poi ormai tanto minoranze non sono più) giunte nel nostro Paese. Sia chiaro: non ho niente contro chi viene qui e si adatta alle nostre regole, anche perché noi tutti, quando andiamo all'estero,immagino che ci adeguamo ad usi e costumi, ma non tollero che mi si debba imporre di non fare il presepe o di non cantare le canzoncine natalizie nelle scuole perché se no si può offendere qualcuno. Per gli atei non dovrebbero avere nessun significato e comunque il Natale lo festeggiano pure loro (ne conosco un paio che fanno certi presepi da paura); i musulmani, per quanto mi riguarda, si adeguano, perché nessuno li ha pregati di venire in un Paese dove ci sono usanze che li infastidiscono; se non gli sta bene ok, ma si tolgano anche loro il chador, perché mi disturba molto. Se io mi devo adeguare per non offenderli, si adeguino pure loro per non offendere me, soprattutto visto che non sono io ad essere "a casa loro" (non per citare Salvini).
    Capisco perfettamente che alcuni fuggono da situazioni disastrose e ben venga l'aiuto umanitario, ma sempre ricordandosi che quando si è ospitati da qualcuno si deve stare con due piedi in una scarpa, per non risultare ospiti poco graditi.
    Ora, non voglio dire banalità, ma io abito in una città relativamente tranquilla dove, fino a pochi anni fa, una ragazza poteva tranquillamente camminare da sola la sera senza nessun problema, salvo qualche rarissimo caso isolato. Negli ultimi anni, purtroppo, non è più stato così... ci sono stati molti casi spiacevoli. Guarda caso, il tutto ha conciso con l'aumento degli immigrati, che ormai si trovano in ogni angolo. Nel dire questo, sottolineo che io sono una di quelle persone che non gli dà soldi, ma se mi chiedono la moneta me li porto all'alimentari o al bar, gli faccio scegliere cosa vogliono e pago per loro. Fra l'altro, accoglierli per poi farli finire in mano alla mafia o ad essere sfruttati come schiavi per pochi centesimi da qualche "imprenditore" poco corretto, non credo sia la soluzione migliore per aiutarli.
    E a proposito di razzismo e lavoro: noi ci abbiamo provato a dar lavoro ad una coppia di rumeni, dichiarandoli e pagandoli per quello che dovevamo. Il ringraziamento è stato che, siccome alla fine non ci siamo trovati bene con il loro modo di lavorare (cosa che credo possa capitare) e li abbiamo licenziati, abbiamo trovato tutte le ruote di tutti i trattori tagliate, vari attrezzi da lavoro rotti e siamo stati citati in causa. Mamma gli aveva pure prestato 5000€ (ovviamente senza interessi) per aiutarli perché dovevano tornare in Romania per un periodo.
    Uno dice: "va be', sarà un caso", ci riprovo". Esperienza similare con un'altra coppia rumena. A questo punto, sinceramente, mi ci porti ad essere razzista. Di tanti se n'è salvato solo uno, che però poi è tornato in Romania dalla figlia. E la vuoi sapere la cosa bella? Che non ti devi fidare dei rumeni, te lo dicono loro stessi.
    Se questo vuol dire essere razzista, cosa di cui vengo accusata abbastanza spesso, allora sì, sono razzista e non mi sento in colpa per questo.

    Detto ciò, la discriminazione femminile è un dato di fatto nel nostro Paese come probabilmente in tutta Europa; chi lo nega è un bugiardo ed un ipocrita. Di sicuro non sono solo gli stranieri a commettere certe azioni; come tu stessa hai sottolineato, in queste cose anche gli italiani non scherzano.
    Un abbraccio affettuoso

    Poiana

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Poiana,mi dispiace che le tue esperienze non siano state positive, ma non so se sia corretto per questo generalizzare. In Romania credo siano cristiani comunque e non mussulmani o atei anche: qui si sta facendo una strumentalizzazione dell'accaduto contro i rifugiati e questo è un altro discorso. Un abbraccio anche da parte mia :-)

      Elimina
    2. Sì credo anche io che siano cristiani in Romania. Era giusto un esempio per spiegare il mio punto di vista.
      Infatti sulla strumentalizzazione mi trovi d'accordo. È anche un dato di fatto che in TV in maggioranza passano i casi in cui sono gli immigrati a commettere qualche reato e non danno altrettanta risonanza quando si tratta invece di italiani. Questa sicuramente non è una coincidenza.... ;)

      Buona giornata
      Poiana

      Elimina

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