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Ariosto: il doodle di Google ed i miei ricordi

Uso di solito Google per le mie ricerche in rete ed oggi non ho potuto fare a meno di notare il doodle dedicato a Ludovico Ariosto nel 540° anniversario della sua nascita: in generale sono contenta di trovare i nomi della cultura italiana  nei doodle dedicati, ma questa volta la cosa mi ha innescato una serie di ricordi che mi hanno fatto sorridere e riflettere.
Spero di non dovervi spiegare chi era l'Ariosto, ma nel caso foste in difficoltà (il blog non è vietato ai minori ed agli scolari delle medie inferiori) vi lascio un link a wikipedia per approfondire l'argomento: fatto sta che il pensiero di Ariosto mi fa sorridere perché mi ricorda di una malattia, sofferta da ragazzina, che mi costrinse a letto per un bel pò di giorni.
Cosa credete che abbia fatto io, dovendo restare a letto?
Naturalmente  passai tutto il tempo a leggere: fu così che mandai giù la versione integrale dell'Orlando furioso, sottraendolo tra i libri di scuola della sorella che già frequentava le superiori ...

Non c'è niente da ridere!
Avevo già finito tutti i libri per ragazzi che c'erano in casa, sicché ...
Del resto che lo crediate o meno, il poema fu davvero appassionante: il principale ostacolo che poteva incontrare una ragazzina della mia età era di assuefarsi ad un italiano arcaico ed ormai alquanto desueto, ma superato questo, l'Orlando furioso era ed è una lettura tutta da godere.
Splendido, passionale, ricco d'azione, coinvolgente in ogni riga.

Nel ripensare a questa mia datata lettura e sorridendo un pò di me stessa (le compagne già pensavano ai fidanzatini, piuttosto) mi è tornato in mente un romanzo che invece ho letto alcune estati fa e che mi ha colpita moltissimo, perché mi sono per alcuni aspetti  riconosciuta nella figura del protagonista, benché esso fosse un ... topo!
Il libro mi fu offerto in prestito da una giovane amica, che forse intendeva sottolineare (o forse no?) il fatto che chi non fa altro che leggere si sottrae alla conversazione ed alla vita sociale ...

Il protagonista era però un topo assai particolare: si trattava infatti di un topo di biblioteca, che (poverino) non avendo altro di cui nutrirsi, si adattava a rosicchiare la carta dei libri: insomma sto parlando di Firmino, il romanzo di Sam Savage.
Si sa che topo di biblioteca è un modo di dire, una metafora riferita a chi legge molto, ma l'eroe di quel romanzo (e forse in questo sta la sua originale genialità e la sua stranezza) è invece un topo per davvero ed, essendo un topo che mangia i libri per fame, ovviamente mangia di tutto indiscriminatamente.
Solo col tempo Firmino comincia a distinguere alcuni sapori ed aromi, rispetto ad altri.
La narrazione della sua storia e dell'esperienza vissuta con i libri sono tutti scritti in prima persona e la struttura del suo pensiero è quella di un umano colto, malgrado afflitto da questa sua poco dignitosa identità di topo e da un destino che lo rende emarginato e solitario.
Col tempo Firmino inizierà a rispettare alcuni libri e ad amarli, svolgendo attraverso e grazie ad essi un proprio percorso evolutivo.

Cosa c'entra Firmino con Orlando? Assolutamente nulla: qui si sono trovati insieme per puro caso in un percorso di libere associazioni   del tutto personali.
Ma ancora mi chiedo: in quanti avranno letto l'Orlando furioso a 13-14 anni?

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