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Come fermare le metastasi del cancro: due studi recenti

Inquinamento ambientale, alimentare ed abitudini di vita poco salutari hanno reso il cancro la malattia del nostro secolo.
Contestualmente si moltiplicano gli studi mirati a combatterlo, a prolungare i tempi e la qualità della vita degli ammalati di cancro ed a rallentarne lo sviluppo.
Molti dei trattamenti fin qui individuati hanno effettivamente conseguito un parziale successo nella lotta contro le patologie neoplastiche, infatti la mortalità per tumore risulta in riduzione negli ultimi anni. Naturalmente la guerra non può fermarsi ed attualmente gli sforzi degli studiosi si stanno concentrando sul tentativo di arginare e bloccare la diffusione del tumore attraverso le sue metastasi: le metastasi infatti rappresentano il principale indice di gravità e stato di avanzamento della patologia, riuscire a fermarle sarebbe un po’ come addomesticare una bestia feroce.

Da questo punto di vista meritano attenzione due studi recenti:
il primo pubblicato su Nature cell Biology on line proprio ieri il 21 settembre e curato dai ricercatori del Texas Anderson Cancer Center (Valerie S. Lebleu, John M. Asara et al.) e l’altro pubblicato su Nature Chemical Biologydagli studiosi della Stanford University (Jennifer R. Cochran, Mihalis S. Kariolis et al.) anch’esso di ieri.

In entrambi gli studi l’attenzione è concentrata sui meccanismi e sulle sostanze che consentono alle cellule neoplastiche di spostarsi e migrare in altri tessuti.

Nello studio effettuato in Texas sono stati presi in considerazione i meccanismi e le sostanze che forniscono alla cellula l’energia sufficiente a realizzare la migrazione: in particolare è stata individuata una proteina PGC1-alfa un fattore di trascrizione centrale nel condizionare la capacità delle cellule di disporre dell’energia sufficiente a spostarsi.
Il fabbisogno energetico delle cellule che vanno a colonizzare altri tessuti è infatti differente rispetto a quello delle cellule che restano nella sede originaria e la PGC1-alfa stimola la formazione di nuovi mitocondri (i corpuscoli presenti nel citoplasma della cellula che normalmente funzionano da centrali energetiche, bruciando il glucosio e producendo ATP). Riuscire a bloccare questa proteina quindi equivarrebbe a privare le cellule metastatiche della energia necessaria per spostarsi dal luogo originario, impedendo in questo modo la diffusione di cellule tumorali.


Lo studio di Stanford è anch’esso centrato su di una proteina, ma riguarda un alterato segnale di una proteina funzionante da recettore e denominata Axl: questa proteina quando alterata se arriva a legarsi con un’altra proteina Gas6è in grado di favorire la diffusione delle metastasi. I ricercatori di Stanford sono riusciti a sintetizzare una proteina Axl con una affinità più elevata (di 80 volte maggiore) per il Gas6 rispetto alla Axl alterata e con questa Axl sintetica, più forte sono riusciti a bloccare il Gas6 impedendone il legame con la sostanza alterata e riducendo in questo modo la produzione di metastasi negli animali da esperimento addirittura del 90%.

Entrambi gli studi appaiono piuttosto promettenti in rapporto alla possibilità di elaborare strategie terapeutiche e sintetizzare farmaci utili a fermare le metastasi tumorali, né se ne potrebbe escludere un uso sinergico quando si arrivi agli stadi di ricerca che ne consentono la sperimentazione umana.

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